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Questo articolo è stato pubblicato il 11 luglio 2011 alle ore 19:54.

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Al cabaret "Gardenia", Platel racconta l'umanità di sei anziani "drag queens" (Foto Musacchio & Ianniello)Al cabaret "Gardenia", Platel racconta l'umanità di sei anziani "drag queens" (Foto Musacchio & Ianniello)

Invita il pubblico ad osservare un minuto di silenzio in memoria degli artisti di Gardenia, celebre locale di drag queens di Barcellona che dopo 40 anni ha chiuso i battenti. Fa già parte dello spettacolo questo momento iniziale creato dall'attrice di cabaret Vanessa Varr Durme, un uomo che ha cambiato sesso nei primi anni '70 all'età di vent'anni. Passa quindi a presentarci i suoi anziani colleghi ed amici (veri), elencando nomi e curriculum di eccessi. È un'umanità sempre diversa quella che indaga Alain Platel, l'unico erede di Pina Bausch per aver anch'egli scaranventato sulla scena la vita reale restituendocela con una dimensione poetica feroce e commovente.

Compiamo così un altro viaggio dentro l'uomo, frugando tra i segreti, i dolori, le nevrosi, le fragilità, i disordini che lo animano. Di lancinante bellezza, per la sincerità con la quale i suoi attempati interpreti si mostrano e si raccontano, "Gardenia" squarcia il velo di quel mondo nascosto del travestitismo e dei transessuali. Non c'è morbosità, esibizionismo provocatorio, volgarità, in questo affresco umanissimo dipinto da Platel con sensibilità e profondità rare. La sala vuota con le sedie ai lati richiama quella d'attesa di "Kontakthof" della Bausch. Anche questa è un "luogo dei contatti" dove si consumano sentimenti, dove si confessano brani intimi strappati alla vita reale, dove si cerca rimedio alla solitudine. I sei attempati signori in giacca e cravatta con accanto una donna e un giovane, immobili ci osservano. Avanzano e indietreggiano in una passerella che muterà via via atmosfera e colore. Buttando all'aria gli abiti maschili in una sequenza al ralenti e fermo immagine che li blocca nel rito della svestizione in pose buffe, sveleranno l'altra identità femminile con colorati vestitini sulla canzone "Forever Young". Quel sogno di eterna giovinezza ormai trascorsa fa i conti con la decadenza dei loro corpi che mostrano senza vergogna. Al microfono affidano flash di vita personale o rubata ad altri. Si identificano nelle canzoni che mimano in un perfetto playback. Dalla straziante "Paloma" di Caetano Veloso, alla toccante "Comme ils disent" di Charles Aznavour danzata energicamente dal giovane Timur. Anche lui, il corpo che ancora non ha subìto il degrado degli anni, si racconterà chiedendo della sua famiglia, del perché sia stato abbandonato, urlando che sta male. Piangerà e manifesterà la sua infelicità cercando rifugio tra le braccia della donna con la quale inizia un passo a due sgangherato e disperato: una schermaglia d'amore tra lotta e sopraffazione.

"Gardenia", regia di Alain Platel e Frank Van Laecke, da un’idea di Vanessa Van Durme. Les Ballets C. de la B. Musica Steven Prengels, scene Paul Gallis, costumi Marie Lauwers. Al Festival Internazionale di Villa Adriana. Fino al 20 luglio

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