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Questo articolo è stato pubblicato il 24 luglio 2011 alle ore 13:52.

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Potrebbe essere ridondante affermare che Charlie Chaplin racchiuda in sé il mistero (o il misticismo) ultimo insito in ogni grande forma d'arte.
Nessun volume, studio, saggio, analisi o seminario arriverà mai a spiegare in maniera razionale e definitiva il modo in cui Chaplin seppe creare un personaggio che catturò all'istante l'immaginazione e l'amore di un pubblico universale. Né sarà mai possibile comprendere fino in fondo il processo grazie al quale – che si sia trattato di ispirazione o di calcolo – Chaplin sia riuscito in meno di un'ora, a ideare l'aspetto e il carattere di una figura che, in seguito elaborata e messa a punto, sarebbe diventata forse la più riconoscibile nella storia dell'umanità.
Tutto questo deve essere rimasto un mistero anche per Chaplin, così come il percorso che lo portò a perfezionare il suo straordinario stile comico.

Chaplin imparò la tecnica rudimentale della costruzione delle gag durante il suo apprendistato nel music-hall, e in seguito, nel corso dell'ideazione di ogni film e di ogni sequenza sapeva riconoscere il momento esatto in cui aveva ottenuto quello che voleva. Ma la fase che precedeva questo momento era solitamente sofferta e disseminata di tentativi e di errori, e non c'era nessun metodo sicuro a sostenerlo durante questo processo. Il momento creativo non divenne, per Chaplin, più semplice con il passare degli anni, e questo spiega in parte il motivo per cui dal suo secondo anno nel cinema in poi, ogni film gli richiese un tempo sempre più lungo per essere perfezionato e un periodo di gestazione più gravoso.

Forse fu per via di queste difficoltà e della sua abitudine a mistificare il processo creativo che Chaplin si mostrò sempre piuttosto riluttante a parlare del suo lavoro, persino nella sua autobiografia. E se da un lato aveva l'impressione che a nessuno interessasse conoscere i particolari di un lavoro a volte difficile e noioso, dall'altro diceva sempre che se la gente avesse scoperto i segreti di fabbrica, le immagini sullo schermo avrebbero perso la loro magia.

La storia di Chaplin è piena di paradossi. Per pura casualità – e sicuramente contro la sua volontà – possediamo oggi più prove di "come veniva fatto" nei film di Chaplin che per qualunque altro regista dell'epoca. I numerosi out-takes dei film Mutual (1916-1917) - che ci hanno permesso di osservare intimamente il suoi metodo di lavoro – rappresentano un documento unico: nessun altro cineasta di quel periodo ha lasciato dietro di sé tracce tanto eloquenti. Nel 1952 Chaplin diede personalmente disposizioni affinché questi materiali fossero distrutti, espresse inoltre l'intenzione di liberarsi di tutta quella vecchia documentazione accumulata negli anni dai suoi studi.

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