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Questo articolo è stato pubblicato il 01 ottobre 2011 alle ore 19:41.

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Andrea Zanzotto (al centro), in uno scatto inedito del 1970. Accanto a lui, sulla destra, il poeta agricoltore Nino e la moglie Marisa Michieli Zanzotto. Alla sinistra del poeta l'attrice Elsa Vazzoler. Dietro, i due figli: da sinistra, Fabio (oggi 49 anni) e Giò (51)Andrea Zanzotto (al centro), in uno scatto inedito del 1970. Accanto a lui, sulla destra, il poeta agricoltore Nino e la moglie Marisa Michieli Zanzotto. Alla sinistra del poeta l'attrice Elsa Vazzoler. Dietro, i due figli: da sinistra, Fabio (oggi 49 anni) e Giò (51)

La poesia di Andrea Zanzotto, negli ultimi lustri, accede all'impalpabile perfezione di una «forma satura del nulla», di una geometria-grammatica, che è matrice e disseminazione, non tanto desufflata (come nel Petrarca di Celan), ma qui più semplicemente respirata-espirata come soffio e ritmo cosmico: «Armoniche, colme grammatiche, / ologrammmi di estreme matesi, / o voi, da tutti i soffi, amati» (Lanugini).

Ecco, il loro pulviscolìo impalpabile dà nome e forma all'altro, al nostro «pulviscolare pensiero» (Ticchettio, da Meteo): e qui occorre sottolineare che la meditazione di Zanzotto s'accosta, in più punti, a quella dell'ultimo Calvino; siffatto pulviscolìo si moltiplica nel «fiocchìo» e nella «brumuscola» di Conglomerati, in quei «miliardi di ramoscelli rami ramaglie / foglie soglie polverizzate di nevi / suggellate di brine in brine successive / libero moto perlaceo in questo dolore mondiale / in questo chiudersi di una morsa / di ferro possente, invisibile, cupo sul mondo». Non è stato ancora studiato a fondo il rapporto che lega il «modello pulviscolare» di Calvino ai «racimoli» di Zanzotto, a quella «specie di mare di punti in movimento senza significato».

Si tratta di pensare, attraverso queste prossimità, non già a una antiutopia o "utopia negativa" di Calvino e di Zanzotto: bensì, per l'uno e per l'altro – in maniera accentuata per Zanzotto – di "contro-utopie". Di utopie che, negando criticamente ogni illusoria costruzione di senso, elevino la loro sottrazione, negando parvenze, di simulacri fatui, ammiccanti, per opporvi l'irriducibile, non fosse che «zero che dona, da zero, il suo vero». Ho altrove suggerito le linee portanti di questa "contro-utopia" e non è questa la sede per farvi ritorno. «Mi pare di camminare sulle braci senza avvertirlo chiaramente, poi si sente che scotta e allora bisogna spostarsi, i pensieri ossessivi o negativi son sempre là che fanno, non dico un vero e proprio ba-bau, ma insomma... Restano i problemi di sempre: siamo qui perché, per cosa, per come, val la pena non val la pena... Io sono molto fedele a quelle tradizioni più che pratiche religiose, come dire i requiem. Comunque una religiosità si può vedere anche nella stessa poesia, non sarà codificata in dogmi, ma anzi... (Eterna riabilitazione da un dramma di cui s'ignora la natura)».

Così, contemplando ora le fotografie attraverso le quali Nicola Smerilli fa rivivere la casa paterna e le stesse prolungandosi in quella ove Andrea dimora, l'"insularità" di Andrea Zanzotto si racchiude, integra, nel bozzolo del sempre.

Il libro Nessun consuntivo. I 90 anni di Andrea Zanzotto, con uno scritto di Carlo Ossola e le fotografie di Nicola Smerilli (Antiga Edizioni, € 25,00) sarà presentato lunedì 10 ottobre a Padova al Caffé Pedrocchi (ore 11).

Da lunedì, per la rubrica "Rima privata", la registrazione di tre liriche scelte e lette dal poeta.

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