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Questo articolo è stato pubblicato il 05 dicembre 2011 alle ore 17:12.

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Due o tre riflessioni sulla scuola media e l'università
Nel 2010 il Partito Democratico ha formulato 10 proposte per la scuola di domani che sonototalmente condivisibili. Rappresentano la piattaforma strumentale minima per una scuola che funzioni dignitosamente. Ma, per entrare nel merito di una riforma (con la R maiuscola) della scuola media, bisogna innanzitutto battere la cultura dell'attuale ministro che mostra di portare il Paese nella direzione opposta a quella auspicabile. Il ministro ha, infatti, moltiplicato il numero dei licei (sei almeno) ed ha riformato (più esattamente, ha consolidato) gli indirizzi e le funzioni degli istituti tecnici e professionali. Prevale ancora una volta il pensiero di Gentile delle separatezze culturali e delle gerarchie sociali. Croce e Gentile hanno, infatti, prefigurato ed attuato una scuola con due principali caratteristiche: - ordina gli studi in ragione degli interessi di una classe dominante che privilegia la "sua" scuola (il liceo classico); risponde modestamente alla domanda di progresso tecnologico (con il liceo scientifico) nonché alla necessità di quadri intermedi (istituti tecnici) e di operatori qualificati (istituti professionali). Si sentono forti gli echi del pensiero aristotelico che distingue tra sapienza, saggezza e técne e di quello medievale che distingue tra "arti liberali" e "arti meccaniche". Alla faccia della modernità!; separa nettamente la cultura storico-filosofico-letteraria da quella scientifica. Scrive Bruno Arpaia che l'80% degli interlocutori "intellettuali" dichiara di non essere interessato ai temi della scienza, ma non ammette buchi nelle conoscenze "umanistiche": una scissione esasperata dalla metà del XIX secolo. Croce, sulla scia di Hegel, affermava che la scienza non ha valore conoscitivo e quindi, con Gentile, si permetteva di umiliare qualunque matematico che osasse prendere la parola nei dibattiti filosofici. E' uno dei presupposti sui quali Gentile ha fondato la scuola media attuale. Sul rapporto tra le "due culture" si è ora riaperto con autorevolezza sul domenicale del Sole24ore un dibattito che ogni tanto cade colpevolmente in letargo.

Questa volta l'innesco proviene dall'area universitaria (Claudio Giunta) e parte dalla considerazione che troppi studenti si iscrivono alle facoltà storico-filosofico-letterarie e delle scienze umane, sia per mancanza di un loro interesse definito sia perché sono facoltà (apparentemente) più facili, benché è di tutta evidenza che non vi saranno sbocchi lavorativi sufficienti. Nel tempo si sarebbe costituita una convergenza di interessi diversi e nient'affatto nobili. in capo a ministeri, università, docenti e famiglie. che spinge i giovani verso le facoltà anzidette.

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