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Questo articolo è stato pubblicato il 07 dicembre 2011 alle ore 18:01.

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Michel CamiloMichel Camilo

E' stato pubblicato il programma della diciannovesima edizione invernale di Umbria Jazz, per gli stranieri Umbria Jazz Winter e per brevità Ujw (28/12/2011 – 1/1/2012). Come di consueto, quindi, il festival avrà luogo nei quattro ultimi giorni dell'anno a Orvieto e terminerà dopo i concerti del Capodanno 2012, compresa la Messa della Pace nel magico Duomo della città, alla quale parteciperanno gli Harlem Jubilee Singers con i loro spiritual e Gospel songs.

Nel cartellone spiccano i nomi di Michel Camilo, Gonzalo Rubalcaba, Chano Dominguez, Stan Tracey, Paolo Fresu, Fabrizio Bosso, Gianluca Petrella, Danilo Rea, Franco Cerri, Renato Sellani, Peppe Servillo, la Lydian Sound Orchestra, Bobby Broom, Allan Harris e i Funk Off.

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Quasi tutti saranno artisti in residenza, nel senso che suoneranno varie volte in giorni e in luoghi diversi come il Teatro Mancinelli, la Sala dei Quattrocento, la Sala Expo, la Sala del Carmine, il Museo Emilio Greco e in qualche jazz club che di certo non mancherà.

I frequentatori più assidui di Ujw non hanno dimenticato l'annuncio del nuovo progetto, durante l'edizione estiva di Umbria Jazz 1993, e la perplessità con cui fu accolto. I più ottimisti definirono l'iniziativa una scommessa temeraria. Dopo il Natale e fino all'Epifania, si disse, chi può va in montagna o in viaggio verso luoghi lontani, non ha voglia di ascoltare concerti impegnativi. E poi, si sarebbe trattato al massimo di una sorta di succursale, di sorella minore della grande kermesse estiva di Perugia. Invece il successo fu immediato, al di là di ogni previsione, ed è aumentato di anno in anno.

Il motivo c'è: la grande Umbria Jazz di luglio, che vive quasi per intero grazie agli sponsor privati, ha proprio per questo l'obbligo di continuare a essere grande, anzi più grande, tanto è vero che dal 2003 ha dovuto trasferire i propri concerti principali in un'Arena capace di 5000 posti. Ora, il jazz è sempre più carente di nomi capaci di attirare simili folle, e perciò diventa obbligatorio il ricorso a solisti e a gruppi eterodossi, che con il "vero jazz" hanno poco a che vedere. Ecco quindi che Ujw si trasforma in un bene rifugio prezioso, nel quale è ancora possibile ascoltare, in una incantevole città d'arte e in sale tranquille e di buona acustica, jazz internazionale di alto livello, unitamente al jazz italiano sempre più apprezzato nel mondo. Tutto ciò, sia chiaro, a patto che non si ceda alla tentazione del gigantismo che si profila anche su Orvieto. Sarebbe un grosso peccato.

E' il caso di ricordare alcuni degli episodi più belli delle diciotto edizioni trascorse, come i concerti di John Surman. Jim Hall, Joe Lovano, Javier Girotto con Luciano Biondini, Dee Alexander, Enrico Rava con Stefano Bollani, Martial Solal con Michel Portal. Ma fra tutti svetta il ricordo, nell'edizione 1999/2000, del sommo pianista Cecil Taylor con il vibrafonista Joe Locke. E' stato uno dei migliori recitals che mai si siano ascoltati di Taylor, e chi lo conosce bene sa di quali livelli si parla. Forse sarà stata una sera di disposizione particolare, o la felicità insolita di trovarsi in duo con un vibrafono di tutto rispetto. Il pubblico ha vissuto quella volta un modo bellissimo di entrare nell'anno 2000. E nel programma di quest'anno c'è la possibilità che si ripeta qualcosa di simile.

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