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Questo articolo è stato pubblicato il 12 dicembre 2011 alle ore 12:24.

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. Abbiamo recentissimamente inaugurato il Museo di scienze naturali che sta dandoci grande soddisfazione. Una linea guida dell'attività del museo sarà quella della contaminazione tra arte e scienza. In programma anche molta attività formativa nonché l'idea di costruire un "museo della laguna": il museo andrà dunque aumentando la sua capacità di produzione culturale e di promozione di nuovi ambiti disciplinari.
In generale chi conosce il mio lavoro precedente sa che non mi sono mai limitata a dare sguardi unilaterali sulla modernità e la contemporaneità e che ho cercato sempre di arrivare al nocciolo della questione attraverso sguardi disciplinari molto diversi. A proposito di arte e matematica, conosco bene il progetto di Parigi: lascio al Mart un progetto che spero vedrà la luce nel 2013 perché davvero credo che siano temi importanti quelli dell'incrocio tra arte e scienza.

Sole. Come intende porsi la Fondazione rispetto agli altri soggetti attivi a Venezia?

Belli. Il tema della relazione con le altre forze della città mi sta molto a cuore. La nostra sarà una Fondazione che aprirà le porte a tutte le grandi istituzioni: la mia idea è quella di utilizzare le energie intellettuali anche a livello di proposizione, del condividere e del costruire insieme. Non penso che la città di Venezia possa tollerare degli individualismi. Proprio per la quantità dell'offerta culturale vi è necessità di programmare insieme.

Sole. Abbiamo visto alcune delle linee guida su cui si intende sviluppare il Modello Venezia, come la collaborazione con i soggetti locali e quelli internazionali, l'interdisciplinarità, l'impegno nella ricerca e nella produzione. Quali altri interventi avete in mente?

Hartsarich. Ovviamente per una fondazione la cosa più importante è la produzione culturale. Oggi con Gabriella Belli abbiamo messo una base molto importante per lo sviluppo della nostra Fondazione. D'altra parte c'è anche l'esigenza di avere un approccio diverso rispetto all'istituzione museo. Su Report qualche sera fa hanno portato l'esempio del Getty Museum di Los Angeles che fattura 250milioni di dollari e non fa pagare l'entrata. Vogliamo guardare al museo con un altro occhio, per lavorare nei confronti dei visitatori Per il momento noi riceviamo i visitatori e mostriamo i musei. Probabilmente bisognerà rivedere l'approccio. È quello che abbiamo cercato di fare quest'anno, siamo ai primi passi. Vogliamo capire che cosa vuole il visitatore dal museo. Per cominciare abbiamo incrementato la nostra attività su internet, che era praticamente inesistente (e solo facendo dei piccoli cambiamenti abbiamo innalzato del 40 per cento i contatti su internet).

Sole. Il modello Venezia può essere esportato in altri contesti italiani?

Belli. Posso dire che nella mia vita professionale legata ad Amaci, abbiamo guardato con una certa attenzione, non priva di preoccupazione, al nascere di molte fondazioni in Italia, che hanno ampiamente deluso perché hanno mancato i target dal punto di vista del rapporto tra gestione e produzione culturale. Venezia è un caso eccezionale. Città molto importanti e grandi non sono riuscite a raggiungere questa gestione virtuosa che naturalmente dipende sia dalla gestione sia da un dato oggettivo: questa città eccezionale garantisce dei flussi di turismo tali che ben coordinati e orientati possono dare risposte dal punto di vista economico. Spesso il pubblico ha creato le fondazioni per esonerarsi dall'onere di finanziare le istituzioni, delegando al privato l'obbligo di finanziare queste fondazioni che erano cittadine, che avevano una loro dimensione comunale provinciale o regionale. Non credo che sia così facilmente esportabile un modello virtuoso a 360 gradi. Altre città potrebbero raggiungere gli stessi risultati ma è una strada faticosa, laddove manca quasi completamente l'apporto del privato.

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