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Questo articolo è stato pubblicato il 12 dicembre 2011 alle ore 19:37.

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Nel settembre del 2000, il Cern celebrò la conclusione del programma Lep, con la partecipazione di personalità eminenti dagli stati membri, ministri e alti funzionari. Dopo aver ascoltato i discorsi che riportavano gli ultimi risultati, feci partire discretamente uno studio sui costi di un prolungamento di Lep a tutto il 2001 e delle ripercussioni che il prolungamento avrebbe avuto sul programma di costruzione di Lhc. Il problema era che i lavori di scavo avrebbero raggiunto il tunnedi Lep di lì a poco.

Si sarebbero dovuto interrompere i lavori, disdire i contratti, pagare le penali e probabilmente i salari del personale ormai assunto dalle imprese. Oltre, naturalmente, alle spese per il funzionamento di Lep, non più previste nei piani del 2001. Il tutto, si stimò, viaggiava intorno ai 120 milioni di franchi svizzeri. A questo, si doveva aggiungere l'impatto psicologico sulla comunità di Lhc: la sosta di un anno, una volta imboccata la strada delle verifiche, avrebbe potuto dare luogo ad ulteriori rinvii e a reazioni molto pericolose da parte delle Agenzie di Finanziamento degli esperimenti sparse in tutto il mondo, dal Giappone agli Stati Uniti passando per Russia, India, Pakistan e altri paesi.
In ottobre, gli altri esperimenti non videro cose strabilianti e neanche ALEPH, ma verso la fine del mese L3 annunciò un evento che sembrava potesse cambiare il mondo. Era un evento di due getti con b quark nello stato finale, alla fatidica massa intorno a 114 GeV, e con una mancanza di energia che corrispondeva alla massa dello Z0. Poteva essere interpretato come la produzione della particella riportata da Aleph insieme ad uno Z0 che decadeva in una coppia di neutrini invisibili.

Le persone a me più vicine, in quelle circostanze, erano Roger Cashmore, direttore per gli esperimenti a Lep e Lhc, e Michel Spirò, presidente della Commissione Scientifica di Lep. Discutemmo a fondo l'evento di L3 e alla fine concludemmo che non era così significativo. Quello che mancava, nello stato finale, era un sbilanciamento delle quantità di moto che, insieme alla mancanza di energia, avrebbe indicato in modo non equivoco la presenza del decadimento dello Z0 in una coppia di neutrini. Insieme alla mancanza di energia, lo sbilanciamento dei momenti era stato l'elemento cruciale che aveva permesso a Rubbia di annunciare la scoperta dello Z0 , dieci anni prima nelle collisioni protone-antiprotone.

In assenza di questo, l'energia mancante poteva essere energia elettromagnetica che si perdeva nei tubi di collisione senza essere rivelata oppure energia portata via dei neutrini nel decadimento dei mesoni b. Quindi, non eravamo in presenza della "pistola fumante" dei film western, ma di un segnale che solo la statistica avrebbe potuto distinguere dal fondo (analisi successive motrarono che l'ipotesi dei neutrini dal decadimento del b era la più probabile).

Questo esercizio mi portò a conclusioni radicali ai fini del prolungamento di Lep. Poichè l'energia di Lep non poteva essere aumentata in alcun modo, non si sarebbero potuti osservare sbilanciamenti dei momenti nè pistole fumanti. In risposta ad una lettera di due autorevoli fisici italiani che mi pressavano a prolungare Lep, esponevo così i miei argomenti: Il rischio di trovarci in estate-autunno l' anno prossimo ancora a 3-3.5 sigma non è per niente trascurabile. In un tempo limitato, non si potrebbe più rimediare (o pensiamo di runnare 2 anni?). A quel punto avremmo speso tutti i nostri margini di soldi, di tempo e di credibilità, in una scommessa molto molto rischiosa. Non ho mai apprezzato il poker e neanche la tenda rossa di Scott.

Lep era arrivato al capolinea. Solo Lhc, con a disposizione energia e luminosità sufficienti, avrebbe potuto dire se c'era realmente un bosone di Higgs a 114 GeV o se non stessimo piuttosto inseguendo un fantasma.
Gli eventi si susseguirono molto rapidamente. Il 3 novembre, il parere della Commissione Lep, non conclusivo, e immediatamente dopo quello del Research Board del Cern e quello della Scientific Policy Committee, anch'essi non conclusivi. La questione, alla fine del classico scaricamento del barile, tornò sul mio tavolo da dove non si poteva più muovere. Dopo consultazione nel direttorato, decidemmo di proporre la continuazione del programma, quindi la chiusura di Lep, ad un Council informale (il "Comitato del Consiglio") che convocai per il 17 Novembre. Il Comitato del Consiglio, messo di fronte all'alternativa di puntare 120 milioni di franchi svizzeri sulla roulette degli eventi anomali o di chiudere Lep, decise, saggiamente, per la chiusura.

La decisione formale, tuttavia, sarebbe stata ratificata solo in Dicembre, nella riunione ufficiale del Council, quindi c'era tempo per tentare di cambiarla. Le pressioni furono considerevoli, con articoli su autorevoli giornali europei che sottolineavano la meschinità di chiudere Lep per una questione di fondi, quando si era alle soglie di una scoperta epocale. Erano reazioni comprensibili: fisici di una intera comunità aveva scommesso decadi della loro vita su Lep e molti, per età o altro, non avevano la prospettiva di lavorare con Lhc. Si opponevano a chi voleva togliere loro le chances della scoperta della vita.

Ai primi di dicembre presentai il caso alla riunione del Comitato europeo per i futuri acceleratori (Ecfa) che si teneva nel lalboratorio Desy di Amburgo. Fuori tirava un vento gelido, ma il gelo dell'auditorio era nettamente superiore. Profondo silenzio, nessuna domanda, figurarsi gli applausi. La Commissione prese atto della chiusura di Lep con distacco, forse senza rendersi conto che questo avrebbe salvato il programma Lhc, approvato con entusiasmo dalla stessa Commissione qualche anno prima, e le chances di scoprire al Cern il bosone di Higgs.

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