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Questo articolo è stato pubblicato il 17 dicembre 2011 alle ore 19:25.

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Cristiana PegoraroCristiana Pegoraro

Gli Amici del Loggione del Teatro alla Scala sono un'associazione culturale per la musica. A cento metri dalla casa madre hanno una sede propria dove svolgono attività autonome che comprendono conferenze e concerti. Per l'ultimo recital del 2011 gli Amici hanno ospitato una pianista e compositrice molto nota e molto speciale, Cristiana Pegoraro da Terni, che merita attente riflessioni anche al di là del successo clamoroso che le ha decretato il pubblico dell'associazione milanese.

Leggiamo alcuni passi delle sue note biografiche. Nella sua famiglia la musica è tenuta in grande onore, per cui l'evidente disposizione naturale della bambina (a quattro anni suona una pianola che trova all'asilo) viene giustamente favorita. «Ero pazza per il pianoforte - dice - al punto che quando mi arrivò in casa il primo strumento verticale a noleggio ebbi per la gioia una specie di crisi isterica». Si impegna nella scuola media ma soprattutto nel conservatorio di Terni dove si diploma a sedici anni – ma già tiene concerti in pubblico – con il massimo dei voti, la lode e la menzione d'onore. Continua poi gli studi pianistici con Jorg Demus a Vienna e con Hans Legraf al Mozarteum di Salisburgo e alla Hochschule der Kunste di Berlino. In seguito si perfeziona con Nina Svetlanova presso la Manhattan School of Music di New York: a questo punto già divide il suo lavoro, come fa tuttora, fra l'Italia e la Grande Mela. Il suo stile pianistico dimostra capacità tecniche e interpretative eccellenti, come attestano i primi premi che consegue in vari concorsi. Cristiana ha la fortuna di essere bella, «ma essere donna - obietta - dalle nostre parti non è comunque un vantaggio, specialmente in questo mestiere».

Qui mi tornano utili alcuni ricordi personali. La incontro per caso a metà degli anni novanta nella cittadina di Crema, dove una provvida società di concerti si occupa anche di jazz, per cui una mia conferenza precede di qualche ora un suo concerto. Posso quindi ascoltarla per la prima volta e ne ricevo un'impressione profonda, indelebile. Oggi non rammento il programma, non vorrei sbagliare, ma fra l'altro c'erano di sicuro un paio di brani sudamericani (si legge nelle sue note che "Cristiana Pegoraro è acclamata come una delle migliori interpreti di compositori latino-americani: ha trascritto per pianoforte alcuni dei tanghi più noti di Astor Piazzolla e una fantasia su danze cubane di Ernesto Lecuona"). Decido di seguire le sue vicende ma non so quasi mai dove si trovi. C'e un incontro di aggiornamento a New York nell'estate 2001, per il resto mi tengo al corrente con i suoi cd (ora sono 23). All'Umbria Jazz Winter di Orvieto – fine 2008, inizio 2009 – Cristiana tiene due stupendi concerti dedicati a Gershwin e annuncia l'inizio di un'impresa temeraria: sarà la prima interprete italiana al mondo ad eseguire il ciclo integrale delle 32 Sonate per pianoforte di Ludwig van Beethoven. Finora le ha eseguite tutte otto volte, oltre a molti concerti "singoli", per così dire.

L'appuntamento degli Amici del Loggione fa parte di questi. Cristiana annuncia tre Sonate celebri: l'Op.13 "Patetica", l'Op.27 n.2 che Beethoven chiamò "Quasi una Fantasia" ed è passata alla storia come "Chiaro di Luna", e infine l'Op.57 "Appassionata". Le fa precedere da una sua spiegazione. Penso a quanti flop ho assistito da direttori e solisti impegnati in introduzioni verbali lunghe, noiose e inutili. Ma Cristiana è brava, sintetica, lucida e opportuna, e non manca di ricordare che Beethoven nacque il 16 di dicembre. Le tre Sonate sono restituite in tutto il loro splendore con tecnica impeccabile, rara bellezza di suono, profondità esegetica ammirevole, uso sapiente del pedale. Cresce l'entusiasmo dei presenti e alla fine i bis sono tre: il Rondò alla Turca della Sonata K.331 di Mozart, "Il Vento e il Mare" che è una dolce-burrascosa-dolce composizione della pianista, e Libertango di Piazzolla da lei trascritto.

Una domanda: «Cristiana, non teme, dedicandosi tanto spesso alle 32 Sonate, di rischiare un momento o l'altro un certo automatismo interpretativo? Un timore simile aveva sfiorato perfino uno "specialista assoluto" qual era Wilhelm Backhaus…». Risposta: «Per quanto mi riguarda no, assolutamente no. Sono Sonate nelle quali più si indaga e più c'è da scoprire nelle loro differenze che fra la prima e l'ultima sono abissali. Aiutano addirittura a conoscere se stessi. E poi io sono diversa ogni volta che le suono, per cui le suono ogni volta in modo diverso». Chiaro? Perciò, se vi imbatterete nell'annuncio di un suo concerto a portata di mano, non mancatelo, è una grande occasione di bellezza. In appendice, va detto che Cristiana Pegoraro sa anche scrivere versi preziosi. Sentite questi: «Solo al gabbiano / Spetta il privilegio / Del dominio / Dell'immensità / Del mare». Non lo vedete, il gabbiano?

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