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Questo articolo è stato pubblicato il 11 febbraio 2012 alle ore 11:18.

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Con Shakespeare tra i carcerati l'Italia arriva in concorso alla 62esima edizione del festival internazionale del cinema di Berlino. Oggi verrà presentato il film dei Fratelli Taviani «Cesare deve morire», girato a Rebibbia con gli stessi detenuti.

A dominare la giornata di ieri è stato invece il piccolo Thomas Horne che ha recitato il ruolo di Oskar, protagonista del film di Stephen Daldry «Molto forte, incredibilmente vicino». Oskar è bambino maniacale ai limiti dell'autismo, che perde il padre nel crollo delle torri gemelle e non sa come reagire al dolore del lutto. Nel rovistare tra gli oggetti del padre trova una chiave in una bustina sopra la quale c'è una scritta, "Black", e con l'aiuto di von Sydow cercherà disperatamente di venire a capo di quel mistero.

Caloroso l'applauso che la critica ha riservato soprattutto al piccolo Thomas e a Max von Sydow, gli unici attori del cast ad accompagnare Daldry alla Berlinale. Mancavano all'appello Tom Hanks e Sandra Bullok, genitori di Oskar nel film. Daldry in conferenza stampa è stato molto generoso nei confronti del piccolo interprete. Laconico e molto british nelle risposte, Daldry ha fatto parlare soprattutto il ragazzino, che ha recitato talmente bene da non poter credere che fosse la sua prima volta sullo schermo. Thomas ha raccontato la sua esperienza sul set, facendo ridere il pubblico con piccole gag, mentre sia il regista, che von Sidow gli facevano da spalla.

Ciascuno ha poi raccontato il proprio 11 settembre: Daldry nella sua Londra, atterrito, mentre tentava di continuare a montare il suo «The Hours», von Sydow in Svezia in un hotel attaccato alla televisione, mentre la moglie gli intimava di tornare a casa in Francia, ma in macchina senza mettere piede su un aereo. Thomas invece era troppo piccolo e di nulla si ricorda. Anche per questo Daldry ha spiegato di aver voluto raccontare la storia basata sull'omonimo libro di Jonathan Safran Foer: «Perché molti ragazzini americani non sanno nulla dell'11 settembre e delle guerre che sono scoppiate in seguito nel mondo».

Non è piaciuto invece il film di Angelina Jolie sulla guerra in Bosnia «Nella terra del sangue e del miele». Nel raccontare l'amore tra un serbo e una bosniaca durante il conflitto balcanico degli anni Novanta, Jolie non ha lesinato scene stupri etnici e massacri, ma è risultata troppo scolastica per piacere a un pubblico europeo già purtroppo avvezzo alle immagini di quel dramma così recente nel cuore dell'Europa.

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