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Questo articolo è stato pubblicato il 26 febbraio 2012 alle ore 08:19.

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Dopo i passeggeri più frettolosi, pendolari di ritorno da Napoli che avevano urgenza di raggiungere le loro case, fu un uomo di bassa statura e dalla corporatura robusta a fare il piccolo saltello necessario per passare dalla barca alla banchina di legno. Stempiato, aveva baffi scuri e folti, una barbetta che gli contornava il mento, e calzava un cappello nero a bombetta di foggia inglese, di quelli che si vedevano nelle vie eleganti della City. Curato ma senza alcuno sfarzo, si faceva notare per una camicia a collo morbido, legato con un cordone ornato di nappine alle estremità, secondo la moda dei signori altolocati.
L'età non era facilmente definibile, probabilmente intorno ai quarant'anni, e ciò che lo distingueva dagli altri visitatori che scendevano dal traghetto era un'aria estremamente seria, rivelatrice di un carattere allo stesso tempo energico e capace di incutere timore. Non aveva certo l'atteggiamento di quei tedeschi o inglesi che giungevano a Capri in cerca di sole e di emozioni mediterranee.
Trascinava con sforzo una grande valigia rettangolare di colore marrone, anche questa di ottima fattura inglese, in pelle rinforzata da stringhe di cuoio, e un'altra borsa più piccola. Non viaggiava solo. Poco più indietro lo seguiva una donna molto elegante nei modi e negli abiti, con grandi occhi neri e capelli castani e ribelli. Oltre che per la bellezza, il suo aspetto colpiva perché suggeriva una personalità forte e ammaliatrice.
Ai viaggiatori si fece incontro una coppia: lui di statura imponente, di gran lunga superiore alla media, quasi atletico, con una nerissima e folta capigliatura e vistosi baffi; lei una signora di estrema bellezza, dalla carnagione chiara, che metteva in evidenza tratti ben diversi da quelli delle donne mediterranee del luogo, e con un portamento che indicava sicure origini nobili. Gli abiti di grande eleganza ne facevano risaltare ancora di più l'aspetto.
Non parlavano né l'inglese né il tedesco, lingue che da almeno mezzo secolo i capresi avevano imparato a distinguere anche quando non le conoscevano. I quattro cominciarono subito a salutarsi in maniera gioiosa, soprattutto i due uomini, con una cordialità che lasciava trasparire una radicata amicizia.
L'uomo appena sbarcato era Vladimir Il'ic Ul'janov, un russo originario di Simbirsk, remota città dell'Impero zarista sulle rive del Volga. Apparteneva alla nobiltà ereditaria e tutti in patria lo conoscevano come Lenin. I due che lo attendevano sulla banchina erano lo scrittore Aleksej Maksim Gor'kij e la sua compagna Marija Fedorovna Jurkovskaja, più nota col nome di Andreeva, ex attrice del teatro Chudozhestvennyj, una coppia molto famosa in Russia.

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