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Questo articolo è stato pubblicato il 26 febbraio 2012 alle ore 08:19.

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Mentre il gruppetto di amici completava i saluti, due giovani capresi, un uomo e una donna, prelevarono il bagaglio e iniziarono a seguire con discrezione i russi. Facevano parte della servitù che i coniugi Gor'kij avevano reclutato sull'isola e che li accudiva a Villa Settanni, la bella residenza dove si erano stabiliti. Qualche ora prima della traversata nel golfo, l'ospite russo era sbarcato al porto di Napoli, proveniente dalla città francese di Marsiglia. L'arrivo a Capri fu discreto, senza i clamori e l'accoglienza che avevano segnato circa un anno e mezzo prima lo sbarco dello scrittore.
Sulla banchina sostava, volutamente appartato e in borghese, il delegato della regia polizia italiana, giunto il giorno prima da Napoli: si limitava a osservare e a prendere qualche appunto. Lo chiamavano «cavaliere». Antonio Tiseo si ostinava a non ammettere di essere un poliziotto, ma tutti ne conoscevano l'identità. Per lui quel nuovo russo non rappresentava granché. Sarà stato anche un cospiratore, ma al momento non era nulla di più che un altro ospite dello scrittore. Il delegato si limitò a confrontare i tratti del viaggiatore appena sbarcato con una pessima fotografia che la polizia zarista aveva fatto pervenire a quella italiana. A prima vista i due volti, quello reale e quello sul cartoncino, non si somigliavano affatto.
Lenin era stato arrestato la prima volta nel 1895, durante gli scioperi operai a San Pietroburgo, e in quell'occasione gli era stata scattata una foto segnaletica.
Al momento il funzionario aveva concluso la sua missione: sapeva dove risiedeva Gor'kij e gli bastava aver constatato l'arrivo del russo. Del resto i suoi maggiori problemi erano la sicurezza della principessa reale di Svezia, che spesso soggiornava ad Anacapri, e quella di altri illustri visitatori, come la moglie di Edoardo VII d'Inghilterra. Dallo stesso traghetto era sbarcato il poeta boemo di lingua tedesca Rainer Maria Rilke, ma è probabile che non conoscesse il viaggiatore russo.
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Il brano riportato a fianco è tratto da «Scacco allo zar. 1908-1910: Lenin a Capri, genesi della Rivoluzione» (Mondadori, Milano, pagg.154, €18,50) scritto dal nostro collaboratore Gennaro Sangiuliano. Racconta di due soggiorni di Lenin a Capri, tra il 1908 e il 1910. Proprio qui, dopo la fallita rivoluzione del 1905, si era formata una piccola colonia di esuli russi, riunitisi attorno a Gorkij, scrittore di successo e fiore all'occhiello dei bolscevichi, una cerchia di intellettuali che darà vita alla cosiddetta Scuola di Capri, vero e proprio laboratorio di formazione per rivoluzionari basato su una concezione antiautoritaria del marxismo, una pericolosa deviazione dall'ortodossia secondo Lenin. Nell'aprile del 1908 Lenin arrivò a Capri, ufficialmente per un periodo di svago ma in realtà anche per controllare questi rivali interni: vi rimarrà per alcuni mesi, ritornandovi poi nel 1910 e intrecciando relazioni con il gotha dell'aristocrazia europea: dalla potentissima famiglia industriale dei Krupp alla regina di Svezia.

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