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Questo articolo è stato pubblicato il 14 marzo 2012 alle ore 16:45.

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«Il mio stipendio? È quasi indecente per una nazione civile. E con tre figli, se non avessi al mio fianco una moglie che lavora, dovrei cambiare mestiere». Non ha dubbi, Antonio Natali, direttore della Galleria degli Uffizi di Firenze: il suo reddito, pari a 1.890 euro al mese, è un indicatore significativo di quanto scarsa sia la considerazione per le istituzioni culturali nel nostro Paese.
«È un problema culturale, certo. Io non amo i confronti con gli altri musei del mondo, ma una cosa è certa: se guardiamo al resto d'Europa, i salari italiani sono il fanalino di coda», afferma Natali, storico dell'arte e autore, tra l'altro, di molti libri sull'arte del Quattrocento e del Cinquecento.

È di qualche giorno fa, del resto, l'uscita allo scoperto di alcuni direttori di istituzioni museali italiane. Che dopo i politici e i manager d'impresa, hanno deciso di rendere pubblico il loro salario. Risultato, il reddito degli operatori della cultura è inferiore ai duemila euro al mese: meno, molto meno della metà di quanto percepisce ad esempio il direttore di un museo in Spagna, che si aggira intorno ai 60mila euro l'anno.

«Vede, io non amo i confronti né con i manager d'impresa, né con gli altri musei del mondo - incalza Natali - però posso dire che gli Uffizi, considerando il rapporto tra numero di visitatori e superficie espositiva, si trova al primo posto a livello internazionale».
Nel 2011, la Galleria ha totalizzato un vero e proprio record di visitatori: oltre un milione e 760mila persone provenienti da tutto il mondo si sono recate l'anno scorso nelle sale del museo fiorentino per ammirare i capolavori del Botticelli, di Leonardo da Vinci e di Michelangelo.

Ma la questione non è lo stipendio. «In Italia c'è un problema culturale enorme - dice Natali -: io fatto la scelta di restare agli Uffizi perché credo in questo lavoro, però mi ferisce la volgarità intellettuale di chi non sa distinguere il bene dal male, di chi non comprende l'importanza di valorizzare e tutelare il nostro patrimonio culturale».

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