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Questo articolo è stato pubblicato il 15 maggio 2012 alle ore 22:38.

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Il cibo e la gastronomia continuano a solcare le pagine della letteratura e non potrebbe essere altrimenti. È la nostra storia: cultura e memoria. Dalla caponatina e dalla pasta ‘ncasciata del commissario Montalbano (in scia ai gastronomi dell'indagine Nero Wolfe, Jules Maigret o Pepe Carvalho), indietro fino ai pasti degli eroi dell'epica omerica (dove rispetto alle abitudini degli antichi greci c'è – letteralmente - troppa carne al fuoco, dice Platone). A proposito di Odissea. «Mr Leopold Bloom mangiava con gran gusto le interiora di animali e di volatili. Gli piacevano la spessa minestra di rigaglie, i gozzi piccanti, un cuore ripieno di arrosto, fette di fegato impanato e fritte, uova di merluzzo fritte…». È l'Ulisse di Joyce, ma così funziona: passiamo di titolo in protagonista in pasto. Citiamo passi per vezzo, quando ci sovviene una madeleine letteraria: quel profumo o quell'aroma che abbiamo letto, o ci è solo passato sotto gli occhi nello sfogliare.

La culinaria, la ricetta fanno intanto sempre più testo a sé. Le librerie si son riempite negli ultimi anni di un'infinità di volumi di cucina, affastellati e mischiati come le tradizioni del mondo. Grandi e piccoli chef, eccellenti sconosciuti e mediocri famosi. Tutti a riversare nelle pagine la propria sapienza ai fornelli, passando per trasmissioni tv, blog o video virali, in un cortocircuito mediatico che è (pare) un successo. Anche in Italia. Il cibo della mente parla alla gola dei lettori. Qualche anno fa Elena Kostioukovitch, traduttrice in russo dei romanzi di Umberto Eco, ha spiegato «Perché agli italiani piace parlare di cibo» (premio Bancarella Cucina 2007), bel libro con prefazione del professore (che – dobbiamo dirlo? – non manca di far mangiare molto i suoi personaggi). In ogni ambiente e compagnia, basta nominare un piatto e via partono racconti di preparazioni tipiche e ricordi di pranzi passati, sapori perduti e rinnovati: gli italiani parlano di cibo, con l'appetito o già sazi. E sembrano interessati al racconto altrui, pur solo per misurarsi.

In testa alle classifiche dei libri vediamo da tempo volumi sul cibo, argomento importante anche nei programmi e negli spazi del Salone di Torino. Dove l'Associazione italiana editori ha presentato i numeri (negativi) delle vendite che risultano dall'indagine NielsenBookScan: -3,5% nel 2011 rispetto al 2010 (ma stabile la non-fiction pratica) e -11,8% nel primo trimestre 2012. Ma all'interesse culinario si intrecciano certo altri fattori, il controllo della linea o le scelte vegetariane. Ora nella categoria "varia" primeggia la dieta di Pierre Dukan: che a dirla tutta occupa anche il secondo posto, nell'edizione non illustrata. Il medico nutrizionista francese è diventato famoso per aver fatto dimagrire Kate Middleton, e oltre 24 milioni di persone sembrano aver seguito il suo metodo, incluso il neopresidente Francois Hollande. Ma nei primi dieci posti ci sono anche i libri di Rosanna Lambertucci e Benedetta Parodi, diete e menù che riscuotono successo sull'onda della notorietà (in questo caso, televisiva) delle autrici. Dal libro di ricette passano star del cinema (Gwyneth Paltrow) e figlie d'arte (Mary McCartney), mentre la tv è piena di trasmissioni e canali tematici dove si cucina, si assaggia e si viene giudicati.

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