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Questo articolo è stato pubblicato il 07 luglio 2012 alle ore 19:50.

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L'idea è allora immaginare che le particelle siano sì senza massa (come i fotoni), ma la particella di Higgs interagisca con le tutte le altre, per così dire frenandole, in modo che queste si comportino infine come se avessero una massa. È un argomento contorto, e non credo che tutti fossero pronti a mettere una mano sul fuoco sulla sua attendibilità. Fino a ieri. Ma quest'intricato ingranaggio è l'unica teoria coerente sulla natura della materia che l'umanità era stata capace di scovare. L'anno scorso avevo chiesto a molti colleghi fisici se si aspettassero che la particella di Higgs esistesse davvero. Parecchi avevano risposto di no. E invece eccola lì. Scintillante e, per quanto si riesce vedere finora, tale e quale la prevede il Modello Standard. Insomma, il Modello Standard è un successo, ma lascia qualcosa di amaro nella bocca. Sembra un successo controvoglia. Molti fisici dicono chiaramente che avrebbero preferito che il Modello Standard non funzionasse. Così sarebbe stato più chiaro dove andare a cercare per trovare una teoria più pulita.

Ricordo all'inizio degli anni ottanta Carlo Rubbia annunciare le prime spettacolari conferme del Modello Standard, che poi lo avrebbero portato al Nobel, e subito aggiungere che però già «intravedeva» discrepanze con i dati. Non era vero, non c'erano. Da trent'anni, ogni conferma del Modello Standard è accompagnato da contorsioni per dire che però già vediamo «prime indicazioni» di nuove teorie. «Prime indicazioni» che puntualmente evaporano. Questa volta non fa eccezione, e, mentre il Modello Standard trionfa, ancora una volta già in molti si affannano per aggiungere che però questo non vuol dire che lo dobbiamo prendere sul serio.

Che significa questo riluttante successo? Forse, significa che i nostri giudizi estetici sulle teorie fisiche sono da rivedere. Forse solo oggi, davanti al successo mozzafiato di questa mistrattata teoria, si può cominciare a valutarne serenamente la portata. Forse è il nostro giudizio estetico che si deve adattare alla Natura e non viceversa. A ben guardare, anche le equazioni di Maxwell, che oggi sembrano tanto semplici e compatte a un fisico teorico, apparivano invece intricate e strane nei primi lavori di Maxwell. Anch'esse all'inizio erano un patchwork di pezzi sconnessi messi insieme. Pian piano, abbiamo imparato ad apprezzarne la geometrica semplicità. La Natura è più intelligente di noi. Siamo noi che dobbiamo imparare come pensarla, non cercare di forzarla nelle nostre idee a priori di semplicità.

Il Modello Standard non è certo la parola fine della fisica teoria; non capiamo la natura della materia oscura, manca ancora la teoria completa per la gravità. Ma mercoledì abbiamo imparato che il Modello Standard è un passo avanti maggiore verso la comprensione della natura, e dobbiamo prenderlo sul serio. Mi vengono in mente alcune letture estremiste prodotte dalla sociologia della scienza, secondo le quali la verità è solo interna a una comunità, e mi viene da sorridere. «Non c'è nulla di più triste di una bella idea smentita dai fatti bruti», scriveva Thomas Henry Huxley. Oggi, dopo l'annuncio del Cern, si potrebbe aggiungere «non c'è nulla di più entusiasmante di un azzardo teorico, confermato dai fatti bruti».

La forza di un pensiero che riesce a prevedere intere classi di fenomeni naturali decine di anni prima di avere la tecnologia per osservarli è a mio parere una delle prove più belle dell'efficacia della ragione, ma soprattutto della sua difficile, mediata, ma non impossibile, relazione con il mondo reale. La scienza non è l'operazione di adattare il reale alle proprie categorie, come vuole la cattiva filosofia della scienza: è lo sforzo continuo di scovare e poi abituarsi a categorie nuove che si adattino al reale.

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