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Questo articolo è stato pubblicato il 04 settembre 2012 alle ore 17:23.

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Ricordo che una dozzina di anni fa andai a Malta per una vacanza con i miei figli. Oggi la moneta di Malta è l'euro: dal 2008 quella piccola isola-repubblica è venuta a far parte dell'Eurozona. Ma allora c'era ancora la lira maltese. Quanto valeva? Il cambio era di circa 4.500 lire italiane per una lira maltese - o, se preferite, ci volevano 2,3 euro per comprare una lira maltese. Mio figlio era sorpreso. Un Paese piccolo e una moneta "grossa"?

Anche quando andai a parlare di economia in una classe della media inferiore per raccogliere materiale per un mio libro ("L'economia spiegata a un figlio") una delle domande che mi fecero fu: perché questa moneta vale x e non y? Perché il dollaro vale così e non cosà?

Capisco che viene spontaneo pensare che se una moneta vale molto vuol dire che quel Paese è ricco. Ma in realtà non è così. Allora, da che cosa dipende il valore di una moneta?

La domanda è semplice ma la risposta è complessa. Dipende da molti fattori. Il più importante è la storia. Il valore di una moneta fu fissato originalmente, per ragioni che affondano nella notte dei tempi, in relazione alla quantità di metalli preziosi contenuti nella moneta, appunto, metallica. Poi, quando arrivarono le monete cartacee - le banconote - il loro valore tenne conto delle monete metalliche che sostituivano.

Probabilmente, nei tempi andati, le monete non avevano un valore terribilmente diverso da Paese a Paese, proprio perché il valore era in relazione all'oro o all'argento che contenevano. Non ci potevano essere monete da un chilo d'oro. Perché? Primo, perché l'oro, essendo un metallo raro, inalterabile e bello, valeva molto e con un chilo d'oro si potevano comperare un sacco di cose. Quindi una moneta da un chilo d'oro era molto preziosa e perciò pericolosa: a portarla in giro, a mostrarla si correva il rischio di essere rapinati. E a usarla per comperare un chilo di cipolle si incontravano altre difficoltà, perché dare il cambio era difficile (allo stesso modo, non usiamo oggi una banconota da 500 euro per comprare l'insalata).

Non ci potevano essere neanche monete da un decimo di grammo d'oro: troppo piccole, ti sgusciano fra le dita... Venivano invece usati, per piccole denominazioni, metalli meno nobili come il rame. Insomma, quando in giro per il mondo si usavano monete metalliche, prima dell'avvento della moneta fiduciaria (si chiama così perché la moneta cartacea viene accettata sulla fiducia) il valore delle monete - quelle composte da metalli preziosi - non poteva differire molto da luogo a luogo.

E se differiva era per altre ragioni. Il cambio di una moneta verso un'altra dipende dalla domanda e dall'offerta, e questo vuol dire che ci devono essere degli scambi commerciali fra i due Paesi. Se questi non ci sono il cambio fra due monete può essere qualsiasi cosa. Per esempio, quando Marco Polo andò in Cina, alla fine del Duecento, forse aveva con sè dei ducati veneziani. Ma non credo neanche tentò di cambiarli con la moneta cinese (che allora, secoli prima che in Occidente, era già cartacea). I cinesi non avrebbero saputo che farsene dei ducati. Quindi non era possibile sapere quale moneta "valeva di più".

Ma se all'inizio le monete non differivano molto nel loro valore (perché il peso dell'oro o dell'argento che contenevano era confinato in una forchetta abbastanza ristretta), com'è che oggi invece differiscono così tanto, come potete vedere dalla tabella che riporta le monete «più grosse» e quelle «più piccole»? Per esempio, per tornare alla lira italiana e della lira maltese, c'era fra le due un rapporto altissimo, di 4.500 a 1.

La ragione sta essenzialmente nell'inflazione. In alcuni Paesi c'è stato un forte aumento dei prezzi, in altri Paesi no. La moneta è sempre quella, ma il cambio della moneta di un Paese dove i prezzi sono aumentati tanto peggiora rispetto alle monete con minore inflazione. Quando i prezzi aumentano la moneta perde potere d'acquisto (quello che si può comperare con cento unità di moneta è meno di prima); quindi la moneta «vale meno».

Allora, in che cosa sta la forza di una moneta? Non sta tanto nel livello del suo valore rispetto alle altre monete; qualunque sia quel livello, la forza sta nella capacità di mantenere un cambio stabile o in apprezzamento, il che dipende dalla performance del Paese, dalla fiducia che riscuote, dalla laboriosità dei suoi abitanti, dalla qualità delle sue istituzioni... Per esempio, il dollaro americano vale meno del dinaro giordano, ma nessuno direbbe che l'America è un Paese più debole e la Giordania è un Paese più forte.

Nei piani medi e alti del valore delle monete non c'è quindi nessuna relazione fra valore alto e forza di una moneta. C'è invece, nei piani bassi, qualche relazione fra valore "scarso" e debolezza di una moneta. Quando l'inflazione porta a svilire una moneta, questa perde di valore e anche di forza, perché vuol dire che quel Paese non sa tenere sotto controllo l'inflazione ed è quindi segnato da istituzioni deboli e ingiustizia sociale.

fabrizio@bigpond.net.au

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