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Questo articolo è stato pubblicato il 02 ottobre 2012 alle ore 10:42.

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«Il mio nome è Bond, James Bond»: frase entrata nella leggenda pronunciata per la prima volta sul grande schermo il 5 ottobre del 1962 quando, nel corso di una première londinese, venne proiettato «Agente 007, licenza di uccidere», il primo capitolo di uno dei franchise più popolari della storia del cinema.

Oggi, a cinquant'anni di distanza, il mito di Bond si prepara a tornare nelle sale con «Skyfall», il ventitreesimo titolo della serie, che uscirà in Italia mercoledì 31 ottobre.
Nato dalla penna di Ian Fleming nel 1952, che si dice l'abbia creato per sconfiggere la noia della vita coniugale, il celebre agente speciale fa il suo esordio in libreria l'anno successivo con «Casino Royale», a cui seguiranno undici romanzi e due raccolte di racconti, scritti con cadenza annuale.

Forte dei successi letterari, il primo film, diretto da Terence Young, sbanca il botteghino: circa 60 milioni di dollari d'incasso a fronte di una spesa di un solo milione, grazie anche alla magnetica performance di Sean Connery.

Ancora oggi per molti fan "l'unico e vero James Bond", Connery riproporrà il personaggio in altre sei pellicole ottenendo sempre ottimi risultati: dai cult «Dalla Russia con amore» (1963) e «Missione Goldfinger» (1964), in assoluto tra i lavori meglio riusciti della serie, fino a «Una cascata di diamanti» (1971) di Guy Hamilton. In mezzo, una breve e sfortunata parentesi firmata da Peter R.Hunt con George Lazenby dal titolo «Al servizio segreto di sua maestà» del 1969.

Connery nel 1983 fu anche protagonista di «Mai dire mai» (sorta di remake di «Thunderball» del 1965), considerato uno dei due "Bond apocrifi" (l'altro fu il parodistico «James Bond 007-Casino Royale» del 1967 con David Niven e Peter Sellers) non prodotti dalla famiglia Broccoli e non inclusi nella numerazione ufficiale.

Nella serie universalmente riconosciuta invece, dal 1973, dall'eleganza di Connery (sua la scelta di abbandonare il personaggio) si passò all'ironia di Roger Moore che interpretò Bond in ben sette occasioni: da «Vivi e lascia morire» di Guy Hamilton a «La spia che mi amava» di Lewis Gilbert del 1977, fino all'ultimo «Bersaglio mobile» di John Glen del 1985.
Lo stesso Glen sarà anche l'autore dei due film con Timothy Dalton, quarto attore a vestire i panni dell'agente 007: «Zona pericolo» del 1987 e «Vendetta privata» del 1989, al termine del quale Dalton fu costretto a chiudere la sua esperienza con Bond. La nuova pellicola (inizialmente pensata per il 1990) fu bloccata da alcune dispute legali fino al 1995, quando venne sostituito da Pierce Brosnan.

Nel frattempo era giunto il momento di svecchiare la saga: con il crollo del muro di Berlino i classici nemici di Bond, sovietici o legati alla guerra fredda, rappresentavano il passato e ora i nuovi villain sono ricchi petrolieri o tecno-terroristi.

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