Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 09 ottobre 2012 alle ore 07:31.

My24
(Space24)(Space24)

Quando canta da solo o in duetto, applausi, urla d'approvazione, qualche lacrima di commozione che affiora qua e là. Quando parla o fa parlare gli ospiti «seri», ovazioni per gli slogan anti-crisi, poi affiora un po' di noia, quindi esplodono fischi d'insofferenza.

Decisamente più «Rock» che «Economy» nel ritorno in concerto di Adriano Celentano, a distanza di 18 anni dalla sua precedente esibizione dal vivo. Fino a che il Supermolleggiato si è esibito microfono in pugno, l'Arena di Verona piena all'inverosimile lo ha acclamato come un profeta.

Quando invece ha indossato l'abito da profeta, porgendo il microfono all'economista anti-fiscal compact Jean Paul Fitoussi, ha convinto meno e s'è beccato persino qualche «buuu» di disapprovazione. E in effetti come si fa a conciliare un concerto con un workshop sulla decrescita felice? Boh. A fare la media della prima serata di «Rock Economy», in ogni caso, l'Adriano nazionale porta a casa un sette pieno. Perché, a uno che canta così, gli si perdona davvero tutto.

Tempo di «Svalutation»
Lo spettacolo, in diretta su Canale 5, ha avuto inizio con l'attore Valerio Amoruso e la giornalista del Tg5 Cristina Biachino che leggevano brani degli economisti di fama internazionale Jeremy Rifkin e Serge Latouche. Due voci inneggianti alla «decrescita» con sentenze che si rincorrevano: «La felicità non può essere quantificata col prodotto nazionale lordo». E ancora «dovremmo volere una società in cui l'economia non è il fine ultimo della vita».

Si apre il monumentale portone della scenografia, Adriano entra con in testa un cappello che sembra preso in prestito a sua figlia Rosita e, tra i fumi del ghiaccio bollente, intona «Svalutation». Che altro sennò? Un rock and roll intuitivo e tuttologico che suona maledettamente attuale. Poi è la volta di «Rip it up», la cover di Little Richard che faceva parte del suo repertorio ai tempi degli esordi del Palaghiaccio. Vengono i brividi quando il ruggito del Molleggiato nazionale indugia sulle note di «Si è spento il sole».

Come dire: gli anni Sessanta proprio non ne vogliono sapere di abbandonarci. Ma c'è spazio anche per il presente, per le produzioni più recenti di Adriano, come «La cumbia di chi cambia», aperta da esplosioni e siparietti con figuranti e membri dell'orchestra per protagonisti. Lo stesso pezzo che all'ultimo Sanremo causò un putiferio. Prima accennato, poi eseguito. Quindi la dedica «al mio amico Gianni Bella che con un altro amico, Mogol, hanno fatto tanti successi».

Tocca infatti a «L'emozione non ha voce», il cui testo è stato scritto dallo stesso paroliere di fiducia di Lucio Battisti, presente tra il pubblico. Viene il turno di «Io sono un uomo libero», brano scritto da un altro spettatore illustre, Ivano Fossati, giudicato «difficile» dall'Adriano nazionale «perché con un piede devo segnare il levare del tempo e con l'altro il battere». E Allora Adriano canta seduto. La forma fisica non sarà uguale a quella dell'ultima volta live di 18 anni fa. La grinta però è la stessa. Ascoltare «Pregherò» - dedicata al «ragazzo» Paolo Bonolis - per credere. Non è un caso se il pubblico la saluta con una standing ovation. «L'artigiano» coglie nel segno, se consideriamo che a Palazzo Chigi c'è un certo Mario Monti.

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi