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Questo articolo è stato pubblicato il 18 ottobre 2012 alle ore 07:58.

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La differenza con Obama sulla riduzione delle tasse riguarda solo le famiglie che guadagnano più di 250mila dollari: Romney vuole mantenere le attuali aliquote, Obama vuole tornare a quelle dell'era Clinton. Romney si presenta come un candidato più pro business di Obama, anche per il suo passato da investitore in Bain Capital, ma al di là di qualche mossa elettorale, subito rintuzzata da rassicurazioni di ogni tipo sia a Wall Street sia a chi temeva politiche protezioniste, Obama si è sempre mostrato attento all'industria finanziaria, ai trattati di libero scambio e i suoi tre chief of staff in passato sono stati banchieri. Romney è retoricamente più spavaldo sulla politica estera, ma difficilmente potrebbe essere più interventista di Obama. Sarà più amico di Israele, Paese cui però Obama ha fornito le bombe anti bunker per colpire le centrali sotterranee iraniane che Bush invece aveva negato. Ma le differenze strategiche sull'Iran nucleare con la Casa Bianca attuale sono inesistenti. I sondaggi, nel momento in cui questo numero di IL va in stampa, indicano una facile rielezione di Obama, anche se c'è chi contesta la correttezza di rilevazioni che si basano ancora sui modelli statistici di quattro anni. E se avesse ragione Sasha Issenberg nel saggio Victory Lab, potremmo davvero non sapere nulla di che cosa sta succedendo. Ma chiunque vinca il 6 novembre, state certi che alla Casa Bianca ci sarà un presidente americano.

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