Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 17 novembre 2012 alle ore 11:04.

My24

Il Politecnico di Milano è una delle frecce a più lunga gittata cui legare lo sviluppo del sistema Italia. Con i suoi laboratori all'avanguardia come il Lab Foto, il Lab Luce, il laboratorio per il Movie Design e quello per le tecniche grafiche speciali, lo spazio per i crash-test e la galleria del vento, il Laboratorio per Nanostrutture Epitassiali su Silicio e per Spintronica (LNESS) di Como, realizzato in accordo con l'Università Bicocca e con il Politecnico di Zurigo, il Polimi è una risorsa preziosa per produrre innovazione nel nostro Paese.

Eppure, rimane una realtà ampiamente sconosciuta ai più. La capacità di internazionalizzazione del Politecnico, che porta Milano nel mondo e il mondo a Milano, è notevole nel contesto accademico italiano. E una delle carenze croniche del nostro sistema universitario, cioè il legame con il mondo dell'impresa, è invece consustanziale alla ragion d'essere del Polimi, visto che «a chiederne la nascita – come spiega il rettore Giovanni Azzone – fu proprio il sistema economico lombardo»: nel 1863, prima università prodotta dall'Italia unita, il Politecnico fu fondato su istanza del Comune e della Provincia di Milano, ma anche della Camera di Commercio, della Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde, di alcune associazioni culturali e degli imprenditori che operavano nell'area milanese. Laboratori tra i più avanzati nel mondo, capacità di apertura internazionale con particolare attenzione ai Paesi a più alto tasso di crescita, lunga tradizione di rapporti con il mondo delle imprese: basterebbe comprendere più a fondo l'importanza, e la rarità in Italia, di queste tre caratteristiche del Politecnico per tributargli un posto d'onore in ogni prospettiva di sviluppo.

D'altra parte, la centralità del Politecnico nel sistema-Italia è già soltanto nei numeri. Da lì escono il 22 per cento degli architetti, il 44 per cento dei designer e il 14 per cento degli ingegneri italiani. Il QS World University Rankings per l'anno 2012-2013 inserisce il Polimi al quarantottesimo posto nel mondo nell'area Engeneering and Technology. È l'unico ateneo italiano nella Top50 dell'autorevole classifica ed è la prima università del nostro Paese in cinque aree di ricerca: Chemical Engineering, Computer Science, Mathematics, Civil Engineering e Mechanical Engeneering. L'alta qualità dell'insegnamento non è peraltro riconosciuta soltanto dai misuratori internazionali, ma anche da dati più empirici: un anno dopo aver ottenuto la laurea, ben il 94,4 per cento di chi ha studiato al Politecnico di Milano ha già trovato un lavoro. Ma anche a fronte di tutto questo, perlomeno nel sentire comune, il Polimi non ha ancora trovato lo spazio simbolico che si merita nella short-list dei protagonisti di una possibile ripresa dello sviluppo nazionale. Sarà che l'Italia, quando disegna il suo autoritratto, continua a vedersi come un Paese a vocazione perlopiù umanistica.

La creatività, di cui pure tanto andiamo orgogliosi, è attribuita al piglio intuitivo e al buon gusto che ci piace credere siano più connaturati all'animo nazionale che non figli di studi tecnici. Da quasi tutti quelli che non hanno dimestichezza con le materie che lì si studiano il Politecnico di Milano – così come altre istituzioni analoghe – è percepito come una realtà sì interessante, sì ammirevole, sì eccellente, ma tutto sommato estranea. Una "roba da ingegneri", che non è più di tanto affar nostro e non è certo cool. Il design quello sì che è cool e quanto ci fa sventolare fervorosamente la bandierina del made in Italy. Però non vogliamo arrenderci davanti al fatto che dietro la bellezza di prodotti che ci appaiono così spontaneamente intrisi di innato genio italiano ci siano invece aspetti tediosi che con il bello ci sembra non abbiano nulla a che fare come, ad esempio, la necessità di un esame in Curve e superfici: Analisi geometrico-differenziale.

Il Politecnico di Milano è "poli" negli insegnamenti (Ingegneria, Architettura, Design) e anche nelle sue sedi: Milano-Leonardo, Milano-Bovisa, Como, Cremona, Lecco, Mantova, Piacenza e addirittura Shanghai. Il campus cinese non è destinato a rimanere un caso isolato. L'anno prossimo il "Polimi" aprirà nella Greater Delhi, in India. E ci sono trattative già avviate per un'espansione dell'ateneo milanese anche a San Paolo, in Brasile. In Russia fa ostacolo la burocrazia, ma il Politecnico ha l'obiettivo di avere un punto di riferimento fisico anche nel quarto Paese del gruppo Bric. Questo la dice lunga sulla vocazione dell'università lombarda: aprirsi al mondo con uno sguardo lungo, puntando sui luoghi che promettono maggiori stimoli. Presso il Politecnico di Milano, un'istituzione pubblica che è capace di raccogliere sul mercato 140 milioni all'anno di finanziamenti tra quattrini provenienti dalle imprese e fondi europei, studiano circa 38.000 studenti e lavorano 1.400 docenti e ricercatori. La Fondazione del Politecnico di Milano ha sviluppato un centro di ricerca congiunta nel settore dell'energia, collaborando con Eni, Enel, Siemens e Siram e ha realizzato progetti sulla cattura e il sequestro dell'anidride carbonica, sulla generazione distribuita e sul risparmio energetico negli edifici civili e nel terziario. Nel settore dei trasporti ha coinvolto nella ricerca Trenitalia, AnsaldoBreda, Bombardier Transportation, Balfour Beatty Rail e altre aziende per studiare la prossima generazione di treni ad alta velocità.

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi