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Questo articolo è stato pubblicato il 19 novembre 2012 alle ore 12:21.
Tutto questo ci porta al maggior "fragilizzatore" della società, al più grande generatore di crisi, ossia il non avere una posta in gioco, partecipare senza rischiare in proprio. Alcuni diventano antifragili a spese degli altri approfittando dei vantaggi derivanti da volatilità, variazioni e disordine ed esponendo gli altri partecipanti al rischio delle concomitanti perdite. Si noti che questa «antifragilità a spese della fragilità altrui» è nascosta: in virtù della cecità dei circoli intellettuali sovietico-harvardiani questa asimmetria è raramente individuata e non viene mai insegnata. Si aggiunga che, come abbiamo scoperto nella crisi del 2008, questi rischi per gli altri partecipanti che si palesano senza preavviso possono essere facilmente occultati in virtù della crescente complessità delle istituzioni e della politica d'oggi. In passato erano soltanto le persone di alto rango o dei ceti più elevati che assumevano rischi e sopportavano gli svantaggi delle proprie azioni, mentre gli eroi erano coloro che lo facevano per il bene degli altri, oggi si verifica il contrario. Siamo testimoni della nascita di una nuova classe di eroi al contrario, ossia di quei burocrati, banchieri, frequentatori di Davos e accademici che hanno troppo potere e non devono sopportare il costo delle proprie azioni, né risponderne. Costoro sfruttano a proprio vantaggio le regole del sistema, il costo è a carico dei cittadini.
In nessun momento della storia un numero tanto grande d'individui che non corrono rischi ha esercitato un tale grado di controllo sugli altri. La principale regola etica è la seguente: non avrai antifragilità a spese della fragilità altrui.
L'ANTIDOTO AI CIGNI
Voglio vivere felice in un mondo che non capisco.
I Cigni Neri sono eventi su grande scala, imprevedibili e anomali contraddistinti dal fatto di avere enormi conseguenze. Imprevedibili, cioè, da parte di un determinato osservatore, che denominiamo «il pollo» quando rimane al tempo stesso sorpreso e danneggiato da eventi del genere. In passato ho affermato che la maggior parte degli eventi che hanno fatto la storia sono stati Cigni Neri, mentre noi ci preoccupiamo del fine-tuning della nostra interpretazione dell'ordinario e, di conseguenza, sviluppiamo modelli, teorie o rappresentazioni della realtà che non hanno la minima possibilità di tracciare o misurare l'eventualità di questi shock.
I Cigni Neri distorcono le nostre capacità intellettive, inducendoci a credere di averli «grosso modo» o «quasi» previsti, in quanto col senno di poi un Cigno Nero può essere spiegato. Non capiamo il ruolo dei Cigni Neri per questa illusione di predicibilità. La vita è molto, ma molto più intricata di quanto vorrebbe farci credere la nostra memoria: la mente ha la funzione di volgere la storia in qualcosa di fluido e lineare, il che ci induce a sottovalutare la casualità. Ma quando la scorgiamo, la casualità ci fa paura e ci porta a un eccesso di reazione. A causa della nostra paura e del nostro anelito all'ordine, alcuni sistemi umani – disgregando la logica invisibile, o non particolarmente visibile, delle cose – tendono a essere danneggiati da un Cigno Nero e a non trarne quasi mai un beneficio. Se si mira all'ordine, non si ottiene che una parvenza di ordine. Una qualche misura di controllo può essere raggiunta solo sposando la casualità.
I sistemi complessi sono densamente popolati da interdipendenze – difficili da rilevare – e di risposte non-lineari. «Non-lineare» significa che, ad esempio, raddoppiando la dose di un medicinale o il numero dei dipendenti di una fabbrica l'effetto che si ottiene non è il doppio del precedente, ma molto superiore o inferiore. Trascorrere due fine settimana a Filadelfia non è doppiamente piacevole che passarcene uno: lo so, ho provato. Quando la risposta viene tracciata su un grafico, non si ottiene una linea retta (una rappresentazione «lineare»), bensì una curva. In un ambiente del genere i nessi causali semplici sono fuori posto: è difficile capire come funziona l'insieme osservando le singole parti.
I sistemi complessi di origine umana tendono a sviluppare effetti a cascata e reazioni a catena incontrollate che riducono, o eliminano, il grado di prevedibilità del sistema e causano eventi fuori norma. Pertanto il mondo moderno riesce ad accrescere le sue conoscenze tecnologiche, ma paradossalmente ciò rende le cose decisamente più imprevedibili. Oggi, per motivi connessi all'aumento dell'artificiale, al distacco da modelli ancestrali e naturali e alla perdita di robustezza dovuta alle complicazioni insite nel disegno di tutto quel che ci circonda, il ruolo dei Cigni Neri cresce. Per giunta siamo vittime di un nuovo morbo, la «neomania», che ci fa costruire sistemi vulnerabili ai Cigni Neri: ossia, il «progresso».
Un aspetto abbastanza irritante del problema del Cigno Nero è che le probabilità che si verifichi un evento raro sono, molto semplicemente, impossibili da calcolare. Sappiamo molto meno delle alluvioni secolari che non di quelle quinquennali: gli errori insiti nel modello si ingigantiscono quando si parla di probabilità esigue. Più raro è un evento meno risulta affrontabile e meno sappiamo della frequenza con cui si verifica. Eppure più un evento è raro maggiore è la sicumera che contraddistingue gli "scienziati" impegnati a predirlo e a utilizzare nelle loro conferenze presentazioni in PowerPoint piene di equazioni su brillanti sfondi colorati.È di grande aiuto il fatto che Madre Natura, grazie alla sua antifragilità, sia la migliore esperta di eventi rari e la miglior incassatrice di colpi dei Cigni Neri: nel corso di miliardi di anni è riuscita a giungere fino a oggi senza fare particolare affidamento sulle istruzioni di un manager laureato nelle migliori università e nominato da un consiglio di amministrazione. L'antifragilità non è solo l'antidoto ai Cigni Neri: comprenderla ci rende meno intellettualmente timorosi, facendoci accettare quegli eventi che sono necessari per lo sviluppo della storia, della tecnologia, della conoscenza e di ogni altra cosa. Bisogna tenere in considerazione che Madre Natura non è solo «sicura». È iperattiva nella distruzione e nella sostituzione, nella selezione e nel rimescolamento delle carte. Quando si ha a che fare con eventi casuali, la «robustezza» certamente non basta. Il tempo è spietato e sul lungo periodo qualunque cosa presenti la minima vulnerabilità è destinata a spezzarsi. Ciò nonostante il nostro pianeta esiste da qualcosa come quattro miliardi di anni ed è chiaro che la sua robustezza non può essere stato il fattore decisivo. Visto che la robustezza perfetta è irraggiungibile, necessitiamo di un meccanismo in virtù del quale il sistema possa continuamente rigenerare se stesso approfittando – anziché subirne gli effetti – degli eventi casuali, degli shock imprevedibili, dei fattori di stress e di volatilità.
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