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Questo articolo è stato pubblicato il 21 novembre 2012 alle ore 07:56.

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Illustrazione di Giacomo GambineriIllustrazione di Giacomo Gambineri

Per questa cosa potrei ridere per un'ora... E Calvino? Rispetto a questa cosa?
Calvino ha avuto un atteggiamento fantastico perché io gli avevo mandato parecchi racconti...

Lo conosceva?
No… si mandavano tranquillamente via posta... e allora Calvino mi disse testualmente – che queste son cose che si ricordano: «Guarda, tu mi hai mandato parecchi racconti, più di cinque non ci conviene pubblicarne perché se il libro è troppo lungo non lo leggono e quindi non lo recensiscono, dobbiamo stare entro un limite modesto di pagine così lo leggono e lo recensiscono», poi però siccome sono tutti col fucile spianato in attesa del secondo, che non è mai all'altezza del primo perché nel primo uno ci ha messo tutte le sue esperienze, le letture, così, il secondo invece va fatto in fretta, dice «Tu non preoccuparti, che il secondo ce l'hai già qui, sono questi altri racconti quindi non stanno lì col fucile spianato che tu ti devi preoccupare, il secondo è qui», e infatti poi Bassani nella sua collana da Feltrinelli, Bassani ha pubblicato anche il secondo, cioè era un integrale dove c'erano gli stessi racconti più parecchi altri e fra l'altro c'era anche L'Anonimo lombardo che essendo di soggetto, diciamo, si direbbe scabroso per allora, oggi non importerebbe niente [si parla di neoavanguardia e omosessuali, ndr], ma siccome capitava in quel momento, è una cosa che io racconto anche per stabilire qual era il clima dell'epoca... Fine anni Cinquanta erano sotto processo la maggior parte degli scrittori e dei registi, da Pasolini a Testori, Visconti, Antonioni, Fellini, erano tutti denunciati da un pm o da un altro perché nelle opere c'era qualche cosa di contrario alla morale corrente, c'era qualche trasgressione, qualche cosa contro la morale... allora, siccome si diceva normalmente che contrariamente ai film, che ci vuole un paio d'ore per vederli, invece per quanto riguarda i libri i pm non vanno oltre le prime pagine, allora mettendo L'Anonimo lombardo in un librone, una specie di omnibus, un librone grossissimo per allora, non c'era nessuno dei vari pm provinciali disposto a leggerlo... Erano tutti quanti sotto processo... poi Pasolini son continuate le storie anche per via delle vicende personali ma per esempio Visconti, Antonioni, Fellini, Testori: tutti sotto processo.

E di questi registi lei frequentava qualcuno? Come funzionava la vita a Roma?
Mah, io vedevo soprattutto Visconti e Fellini, frequentandoci poco tutto sommato perché per esempio Visconti era molto altero, così, e quindi siccome ero anche abbastanza amico di Testori, proprio in epoca dell'Arialda, allora ogni tanto andavo a mangiare da lui con Testori, così... Oppure con Fellini ci si vedeva abbastanza spesso perché viveva in via Veneto al tempo della dolce vita. Quando è uscito il film, il fenomeno della dolce vita era finito praticamente, perché il film descriveva ma ha segnato la fine di quel periodo dolce vita, e siamo nel Sessanta, Sessantuno… E però c'erano dei fatti molto simpatici perché siccome Fellini viveva in via Veneto, dove c'erano tavolini con Pannunzio, Patti, De Feo, qualche volta venivano Nicola Chiaromonte (1), Franca Valeri con Vittorio Caprioli (2), Nora Ricci che era la più elegante di tutti, perché era figlia del famoso Renzo Ricci e di Margherita Bagni ed era una bellissima donna elegante e spiritosa, colta, poi avendo dietro le spalle – il nonno era Zacconi, aveva tutta un'eleganza acquisita, non di primo acchito diciamo... e si stava volentieri con loro, certe volte veniva addirittura Saragat (3) a sedersi al tavolino... e c'era Fellini...

Com'era stato l'arrivo a Roma? Quando è arrivato a Roma?
Io sono arrivato subito dopo Le piccole vacanze, fra il Cinquantasette, Cinquantotto. Ero tutore e sono stato a lungo assistente di diritto internazionale... io mi ero trasferito a Roma da Milano con il mio professore di diritto internazionale, Ago, di cui ero assistente... alle Scienze Politiche, quelle dove c'era anche Moro che aveva una cattedra e parecchi altri luminari dell'epoca... allora siccome lui si è trasferito a Roma, anche perché poi aveva molte cariche internazionali a Ginevra, all'Aia, a tribunali vari, allora aveva casa a Roma – fra l'altro era cognato di Noberto Bobbio, avevano sposato due sorelle figlie di un notaio molto…

Sembra che stia parlando di un paesino, sembra che ci siano trecento persone che si conoscono tutte... E dove si abitava? Quali erano i quartieri in cui abitavate?
Dunque... io ho abitato per i primi tempi, per un paio d'anni in via Mario dei Fiori all'angolo con via Frattina ed era un ultimo piano dove avevano abitato nei vari periodi Zeffirelli, Bolognini... E allora la cosa che si usava normalmente e tranquillamente era che si pranzava in trattoria prendendo un'hachée, uno spaghetto, qualche cosa così, alla trattoria romana di via Frattina che non esiste più... e invece la sera Cesaretto, via della Croce, dove c'erano appunto Flaiano, Comisso, Giovanni Rodani, Sandro Viola che era il più giovane di tutti e insomma si era in parecchi... io di solito andavo a colazione, cioè pranzo alla romana, con un gruppo tutto di spettacolo perché c'erano appunto Bolognini, Tosi, Zeffirelli, Laura Betti, Adriana Asti (1)... che poi Laura Betti era simpaticissima, non quella strega che viene diffamata da Emanuele Trevi [in Qualcosa di scritto]... Io l'ho conosciuta quando scrivevamo le canzoni per lei... le scrivevano Moravia, Pasolini, Soldati, Calvino, Fortini (2)... che poi sapeva anche trovare degli ottimi compositori... era veramente, ripensandoci, una specie di paesino perché per esempio per il fatto di essere... l'impressione di paesino è inevitabile, perché la mattina l'università, lì fa meno paesino già...

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