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Questo articolo è stato pubblicato il 21 novembre 2012 alle ore 07:56.

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Illustrazione di Giacomo GambineriIllustrazione di Giacomo Gambineri

Per me quello che conta non è la fase intermedia, è la prima edizione e l'ultima... tutte e due partivano da uno stesso presupposto in fondo, cioè dare l'impressione di una struttura franante perché fatta di frammenti e di lunghe conversazioni, ma conversazioni dove scompaiono gli interlocutori, non contano molto, e in fondo forse è quella un'idea che veniva da Joyce ma non lo so...

(Ma parliamo piuttosto di epoche, e arrivando agli Anni 70 Arbasino sembra all'improvviso scordare i dettagli.)
È stata un'età un po' vuota tutto sommato. Infatti facevo libri politici in quegli anni lì.

E non andava più a pranzo con tutti? E l'atmosfera del cinema italiano per esempio com'era?
Crisi... perché ormai erano finiti i maestri...

Soldi ce ne erano ancora?
Non credo molti... cominciava un po' di certa crisi... comunque però non c'erano più i soldi per fare i film di Visconti o di Fellini come c'erano stati prima, perché se si pensa al costo dei film di Visconti e di Fellini sono cose che fanno paura...

Fellini di che umore era in quel periodo? Lo vedeva ancora o non lo vedeva più?
Lo vedevo tristissimo, e poi era cupo perché non riusciva più a fare film: perché i produttori non lo volevano più.

Nella scena letteraria qual era l'umore?
Non saprei, perché francamente non mi viene in mente... cioè so che io facevo molto giornalismo, facevo dei libri di politica tipo quello sul caso Moro, Questo Stato, Fantasmi Italiani...

(Così magicamente si torna indietro, a parlare di anni Cinquanta, e assurdamente di Henry Kissinger).
… Kissinger che dirigeva l'International Seminar... faceva delle bellissime colazioni del sabato... sul pratino, che poi era estate, sul pratino dietro casa... colazioni buffet che ci si andava a servire... come si usa in America insomma... e dove c'erano personaggi anche molto notevoli come per esempio Schlesinger e c'era addirittura… io ho conosciuto Eleanor Roosevelt che viveva ancora: andiamo molto indietro nei decenni. Allora poi siccome alla fine di ogni corso, anzi all'inizio dell'estate la segretaria di Kissinger mandava ai vari ex alunni del seminario nelle varie capitali europee un messaggio dicendo «Il professor Kissinger sarà a Roma», per esempio, oppure Parigi... dal… al… sarebbe felice di incontrarla. Allora a questo punto si cercava di ricambiare in qualche modo la sua ospitalità con personaggi illustri e mi ricordo che per esempio io facevo dei pranzetti con Pannunzio, De Feo, La Malfa, personaggi abbastanza rappresentativi con cui lui si intratteneva molto piacevolmente col suo accento gutturale bavarese che aveva sempre tenuto da tutta la vita e che ha ancora adesso da vecchissimo novantenne. E quindi cosa è successo poi: che quando Kissinger è diventato segretario di Stato, da qualunque parte andasse incontrava delle persone con cui era stato a pranzo poco tempo prima e quindi dal punto di vista dei contatti umani oltre che diplomatici lui era in confidenza perché ci aveva pranzato insieme, nelle diverse capitali...

(Succede qualcosa di strano: anche degli anni Ottanta non ha ricordi. Mi telefona qualche giorno dopo, per dirmi: «Ah sì, negli anni Ottanta sono stato in Parlamento». Ci diamo appuntamento telefonico per l'unico pomeriggio in cui è possibile, prima che parta per Parigi. Gli telefono poco meno di dieci volte, lasciando diversi messaggi in segreteria. Del Parlamento dunque niente, non una parte interessante, quindi? Degli anni Ottanta solo questo aveva ricordato, a casa sua: «A parte la riscrittura dei Fratelli d'Italia che mi ha portato via un bel po' di tempo e di fatica, ma che cosa ho fatto?». Così gli chiedo, rispetto a quella vita di articoli discussi con il gatto e la volpe Pannunzio e De Feo, da lui continuamente citati…) Quando lei ha iniziato a scrivere sui giornali quello che scriveva immagino veniva poi discusso tra gli amici, alla fine eravate tutti collegati, adesso invece quando scrive su Repubblica che impressione ha, che interesse ha?
Non ho nessuna impressione, in realtà, perché mi dà la sensazione di essere in un certo senso sopravvissuto a una certa epoca, a un certo linguaggio, un certo tipo di interessi: perché, faccio un esempio in concreto, se si pensa che c'era una volta un pubblico di livello che si definiva "liceale" cioè se in una rivista, alla prima con i commendatori in cammello con le mogli ingioiellate alla ultima col pubblico in piedi, standing, in una rivista così, con Totò, c'erano delle citazioni dantesche, Elena di Troia, un po' di Iliade, Promessi Sposi, Renzo e Lucia, la monaca di Monza... Qualunque pubblico, fino dalle prime a quelli delle ultime, li coglievano al volo. Oggi, mi domando, se ci fosse nelle comiche televisive qualche allusione alla Divina Commedia o ai Promessi Sposi non lo so se sarebbe colta immediatamente come succedeva ai tempi di Totò e della Wanda Osiris…

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