Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 02 maggio 2013 alle ore 13:28.

My24

La commedia come specchio del (bel)paese: nessun altro genere cinematografico è riuscito a rappresentare con eguale lucidità i (tanti) vizi e le (poche) virtù dell'italiano medio.

L'espressione "commedia all'italiana" fu coniata parafrasando il titolo del film «Divorzio all'italiana» di Pietro Germi del 1961, ma gli apripista del filone si fanno risalire alla prima metà degli anni '50.

Dal neorealismo rosa al boom economico
In contrasto con i drammi neorealisti degli anni '40, all'inizio degli anni '50 nasce un nuovo filone, il cosiddetto "neorealismo rosa", che offre una caricatura pittoresca della realtà dell'epoca. Capofila del genere è «Pane, amore e fantasia» (1953) di Luigi Comencini: ambientato in un paesino dell'Italia centrale, narra la vita della giovane Maria (nota come "la bersagliera") interpretata da Gina Lollobrigida, e del maresciallo Antonio Carotenuto (Vittorio De Sica), donnaiolo attempato appena trasferitosi in quella piccola realtà. Con l'aiuto della domestica Caramella, una vivace Tina Pica, il maresciallo cercherà di adattarsi alla monotona vita di provincia.

L'anno seguente, uno dei più grandi successi italiani è il satirico «Un americano a Roma» di Steno, che ben tratteggia il mito esterofilo degli anni ‘50, universalmente ricordato per la sequenza in cui Alberto Sordi-Nando Mericoni non sa resistere a un piatto di spaghetti.
Sul finire degli anni '50 il genere dà voce a una nuova tendenza: la centralità della coppia e il lieto fine lasciano spazio all'osservazione di comportamenti e fenomeni socialmente diffusi e lo sguardo del regista diventa cinico e disincantato, in alcuni casi persino di denuncia.

Anche in questo senso, il film capolavoro della commedia all'italiana è «I soliti ignoti» (1958) di Mario Monicelli, dove un gruppo di ladruncoli si cimenta in un grande furto a un banco dei pegni: dietro ai personaggi, ritratti come simpatiche macchiette, si celano diversi "tipi sociali" del periodo. Indimenticabile la scena finale, in cui il gruppo (di cui fanno parte Totò, Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Tiberio Murgia, Renato Salvatori e Carlo Pisacane) fa saltare la parete sbagliata e si ritrova senza soldi ma con un'ottima porzione di pasta e ceci.

Con l'avvento degli anni '60, l'interesse del filone si concentra sul boom economico e sulle contraddizioni che il consumismo crea nel tessuto sociale. Il film più rappresentativo da questo punto di vista è «Il sorpasso» (1962) di Dino Risi, uno dei titoli più importanti del decennio, in cui Bruno, quarantenne cialtronesco e amante della guida sportiva interpretato da Vittorio Gassman, cerca di svezzare un timido studente di legge (Jean-Louis Trintignant) suggerendogli i modi migliori per vivere e divertirsi.

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi