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Questo articolo è stato pubblicato il 02 maggio 2013 alle ore 13:28.

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Risi successivamente si cimenterà con «I mostri» (1963), pellicola a episodi in cui viene denunciato l'opportunismo tipico di un'ampia fetta del popolo italiano del periodo (un esempio significativo è nel capitolo «L'educazione sentimentale», con Ugo e Ricky Tognazzi.

Nonostante siano gli anni del boom, alcuni registi mostrano come l'Italia sia ancora un paese antiquato da diversi punti di vista. Particolarmente incisivo in questo senso è Pietro Germi, autore di «Divorzio all'italiana» (la pellicola che dà il nome al genere, con Marcello Mastroianni e Stefania Sandrelli), in cui con una scrittura brillante e un acuto sarcasmo stilistico, mostra come in mancanza di una legge sul divorzio, grazie agli sconti di pena concessi sul delitto d'onore, si possa ricorrere all'omicidio del coniuge.

L'arretratezza, morale ancor prima che culturale, del paese verrà proposta ancora da Germi in «Sedotta e abbandonata» (1964), la vetta della sua carriera, e in «Signore e signori» (1965).

Gli ospedali
Tra i luoghi cardine della commedia all'italiana ci sono gli ospedali e gli studi medici: il problema dell'assistenza sanitaria era già "di moda" sul finire degli anni '60 e diversi registi hanno deciso di raccontarne i risvolti più grotteschi e le conseguenze più inaspettate.

Ugo Tognazzi, ad esempio, torna dietro la macchina da presa (dopo il misconosciuto esordio «Il mantenuto» del 1961) con il paradossale «Il fischio al naso» (1967), ispirato a un racconto di Dino Buzzati, in cui interpreta un industriale lombardo, che viene ricoverato in clinica a causa di un fastidioso "fischio al naso". Con vari pretesti verrà trasferito da un reparto all'altro, dal primo all'ultimo piano dove infine morirà.

Altra figura storica di questo sottogenere è quella del dottor Guido Tersilli, interpretato da Alberto Sordi per la prima volta ne «Il medico della mutua» (1968) di Luigi Zampa: deciso a monetizzare al più presto la sua laurea in medicina, il protagonista punterà tutta la sua attenzione sul popolo dei mutuati, un esercito di malati da sfruttare per poter fare cassa e carriera.

Il personaggio, cinico e brutalmente realistico, tornerà un anno dopo, ancora più avido e noncurante della salute dei suoi pazienti, nel seguito «Il prof. dott. Guido Tersilli primario della clinica Villa Celeste convenzionata con le mutue», firmato da Luciano Salce.

Ossessioni italiane
Le principali ossessioni dell'italiano medio, sul grande schermo e non solo, sono rappresentate dal sesso e dai soldi, due argomenti immancabili nelle pellicole degli anni ‘70.

Archetipo impegnato della "commediaccia sexy" è «Il merlo maschio» (1971) di Pasquale Festa Campanile, dove Lando Buzzanca incarna perfettamente inibizioni ed esaltazioni sessuali (in questo caso, la preda è il corpo mozzafiato di Laura Antonelli) del maschio italiano.

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