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Questo articolo è stato pubblicato il 05 agosto 2013 alle ore 17:47.

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(Ansa)(Ansa)

In una scenografia che non doveva lasciare nulla al caso, lei c'era. Francesca Pascale era lì, attenta e premurosa, commossa sul palco, sempre al suo fianco. Oggi più che mai. Uno stanco chignon alla Grace di Monaco, un tubino che le addette del settore vogliono di diretta ispirazione Tiffany's Breakfast e i rubini alle orecchie con giro di brillanti sfavillanti al punto giusto per esprimere il di corneliana memoria: "questi sono i miei gioielli". E, aggiungiamo noi, credendo di non sbagliare vista la caratura, "i suoi regali". E sì, finalmente la ventottenne Francesca Pascale da Fuorigrotta ce l'ha fatta: è lei la first lady del Pdl, o della Forza Italia che sarà. Tanto sicura nel ruolo, con quel suo stile rivisto e corretto, da far sbiadire la fidata assistente onorevole Maria Rosaria Rossi (che i siti maligni indicano come la badante del presidente) - al ruolo di dama di compagnia dall'occhio triste (e anche qui le damazze romane, quelle temibilissime, discettano sull'origine più o meno nature dell'effetto...).

Francesca si diceva, è arrivata. Beata lei! E il calippo, che giovane divetta di Telecafone, deliziata al punto giusto stringeva con abile cura fra le manine quasi fatate, si è sciolto. Anzi dissolto a tal punto da sembrare lontano anni luce. Quasi si vorrebbe mai apparso, nella vita di questa showgirl (così la definiscono le biografie ufficiali) che ha avuto la fortuna di trovare l'amore con l'uomo più ricco d'Italia. E così, se i simboli hanno un senso, questa di oggi sempre tailleurata e con la pettinatura impeccabilmente raccolta è un'altra donna:coscienziosa, premurosa e pronta fino al sacrificio della posa perenne per assistere il suo amato Silvio. E dunque, un ritocco qua, uno di là, la bella ragazzona napoletana si è trasformata nella signora perfetta per i salotti dei potenti. Niente di male, si dirà, e niente di diverso a quanto già accaduto a Kate, trasformata da Middleton in duchessa di Cambridge e madre dell'erede al trono d'Inghilterra. Di certo Francesca non è meno bella, e pure più giovane, dunque che male c'è nel trarre i dovuti vantaggi dal consiglio degli esperti dell'arte del belletto?

Baudleriana Francesca, grazie al più sofisticato dei make up (e forse a un ritocchino di zigomi) hai raggiunto il tuo personale "Ideal": sei la donna perfetta per il tuo Silvio. L'uomo della tua vita, l'ex premier, per il quale fondasti il club "Silvio ci manchi". Ora che lo hai al tuo fianco, ora che le olgettine e la Carfagna nulla possono nel suo cuore, e ora che hai conquistato perfino l'amicizia siglata in splendide e patinatissime foto con la figlia Marina, che cosa più ti mancherà? Fortunata te, pensano tante italiane, poco preoccupate dall'anagrafe. Brillanti e lustrini, ville da sogno e aerei privati, sono d'altronde meglio di qualsiasi fata nel trasformare un rospo in principe. Cosa conta dunque l'età quando la favola da sogno è alla portata di Cupido?

Ecco che qui, giunti al culmine del sogno trasformato in realtà, dove c'è tutto il meglio per una principessa nella favola, e manca solo il futuro erede per diventare la Kate italiana, la nostra "Franceschina" (così la chiamano gli intimi del partito) esibisce baldanzosa il suo Dudù. Un batuffolo bianco, ringhioso quanto basta con i giornalisti che si assiepano davanti a Palzzo Grazioli e "addobbato" col nome napoletanamente blasé, degno del miglior don Dummì di Filumena Marturano. Ed è così che, quasi fosse per caso, un barboncino candido irrompe nella narrazione zuccherina in favor di telecamera per il popolo acclamante. Ma questo è il punto: il quadrupede è narratologicamente disturbante, come lo scoccar della mezzanotte per Cenerentola, o è solo lo stucchevole catalizzatore dell'ira degli invidiosi che in rete ne fanno beffe ad ogni suo abbaiare? Povero Dudù, pacchianetto simbolo pseudo-araldico, colpevole suo malgrado di trasmutare tanta arte della sofisticazione in filmetto di bassa commedia all'italiana.

A tal punto che quando, all'apoteosi della ricercatezza "stilosa", la futura signora Berlusconi saluta con la manina appena levata le adoranti folle romane, stavolta interpretando il modello Jackie O, per intenderci, ecco che questa bestiolina mollemente imbracciata dalla Pascale, sia per la bavosetta lingua di fuori per il caldo, sia per l'innata altezzosità della razza, riporta di prepotenza nel quadretto idilliaco uno stucchevole odor di finto. La manina quasi benedicente è perfetta, a prova di consiglieri e ciambellani da Real Casa. Ma che abbia il cagnolino in braccio o al seguito scondinzolante alla caviglia slanciata, quel suo mostrare i denti ringhianti in segno di potere esonda dal cagnetto fino a paragoni impensabili. E dopo la divina Jacqueline, immancabilmente tornano alla mente i corgie di Elisabetta e così giù giù fino ai bull dog della duchessa di Windsor, quella Wallis Simpson che non era una gran simpaticona e che a un re costò la corona. Perché "trucco, parrucco e stile a parte", questi sono i rischi del simbolo quando si erge a paragone. E a nessuno, è una certezza, quel cagnolino ispirerà la fedeltà sua propria (Ilaria del Carretto, per intenderci), ma solo l'esibizione di un segno della conquistata neo-richesse.

Insomma, Lina Sotis insegna, i cagnolini non sembrano portar bene all'immagine di famiglia (chissà se qualcuno ha raccontato a Francesca di quell'articoletto del Corriere...). Ecco perché, dizione e lievi inciampi da sceneggiata napoletana a parte ("Me lo state uccidendo" ha inveito qualche giorno fa la fidanzata più ricca d'Italia riferendosi alla vituperata sentenza) cara la nostra "first sciura" ci permettiamo sommessamente un consiglio: lasci perdere almeno il barboncino che, non sia mai, a qualcuno tutto quello sdilinquare della sua bestiola faccia tornare in mente le leccatine al calippo... E visto che ci siamo, sempre in fatto di bestie, le favoriamo una raccomandazione di una che di mariti ricchi s'intendeva "assai". Ammoniva Zsa Zsa Gabor: «Ogni donna dovrebbe avere quattro animali nella sua vita. Un visone nell'armadio, una Jaguar in garage, una tigre nel letto, e un asino che paghi per ogni cosa». No, passi tutto. Ma il candido barboncino proprio no!

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