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Questo articolo è stato pubblicato il 30 agosto 2013 alle ore 13:30.

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Doppio imbroglio Stamina

Ora che «Nature» ha smascherato quella che sembra essere una frode ai danni dello stato, ma soprattutto dei pazienti, organizzata da Vannoni & Co., ci si aspetta che i tribunali facciano quello che avrebbero dovuto fare da tempo; cioè perseguire questi ciarlatani, invece di prescrivere d'ufficio il falso trattamento. E in un paese più civile i giudici che hanno abusato della loro funzione sarebbero anche sanzionati per i danni che hanno concorso a causare, insieme a tutti coloro che hanno promosso l'immagine di un "metodo" e di "cure" mai dimostrate. Attraverso pubblicità spesso ingannevoli, e sfruttando ignominiosamente la credulità popolare, oltre che la debolezza di chi spera. Tutti hanno visto e possono ora giudicare le trasmissioni televisive in cui Le Iene hanno disinformato l'opinione pubblica

Era chiaro all'intera comunità scientifica che il "metodo Stamina" non esiste. L'ha detto in modo chiaro anche l'Accademia dei Lincei, mentre è rimasto inspiegabilmente in silenzio la Federazione Nazionale dell'Ordine dei Medici, se non per un comunicato tardivo e minimale. Ora ci sono le prove che Vannoni & Co. hanno trafugato immagini da articoli pubblicati anni fa da scienziati russi, che descrivono procedure diverse dal metodo per il quale i nostri hanno chiesto la protezione brevettuale. Al Parlamento e nelle audizioni alla Camera quel "metodo" Stamina era stato presentato come unico, migliore rispetto a qualsiasi altro, una strategia rivoluzionaria, «con tante raffinatezze» come dichiaravano i nostri, descritto in quell'unico testo grossolano a cui Stamina ha sempre fatto riferimento. Una richiesta brevettuale che non ha mai avuto fortuna. «Sta tutto lì dentro», dicevano. Infatti, ci stanno anche gli imbrogli "scientifici", ora sappiamo da «Nature», che confermano che il "metodo" non esiste. Ci si aspetta una dura reazione del ministro della Salute, e ci si chiede perchè la governance universitaria (Rettore dell'Università di Udine, Presidente del Consiglio Universitario Nazionale e Ministro dell'Università e Ricerca), alla quale spetta la responsabilità civile dell'educazione al rispetto dei fatti e delle prove, in particolare dei futuri medici e professionisti del settore sanitario, non abbiano mai censurato il comportamento pubblico del professor Davide Vannoni (associato di psicologia della comunicazione a Udine, quindi nè medico nè biologo) il quale nei mezzi di informazione ha offeso e minacciato i colleghi che, legittimamente, e prove alla mano, l'hanno criticato.

Rimangono aperte alcune domande sui modi e sul merito di quel che è accaduto. Cominciamo dai modi. Quale reazione susciterebbe in un cittadino di media intelligenza e cultura il fatto che un parlamento votasse per fare un esperimento che dovrebbe stabilire se hanno ragione alcuni fanatici, i quali sostengono che gli astronomi si stanno sbagliando e non è la Terra che gira intorno al Sole, ma viceversa? Noi pensiamo che questo immaginario cittadino sarebbe scandalizzato. Penserebbe di essere di fronte a un imbroglio colossale perpetrato da manipolatori, ai danni di una classe politica poco preparata in materia. Ebbene la vicenda "Stamina" è più o meno equivalente. E dimostra che la politica non deve occuparsi di stabilire se una teoria scientifica o una tecnica sono valide. Deve solo garantire la libertà di ricerca e il confronto e la competizione per le idee migliori (che poi ricadranno positivamente sulla società) oltre a tutelare la sicurezza dei cittadini. Perché il valore conoscitivo di un'ipotesi scientifica o l'utilità di un'innovazione non può essere messa ai voti. Quando la politica si impicciava o si impiccia accadevano i casi Galileo e Lysenko, si facevano e si sono fatte le leggi eugeniche razziste e naziste, sono accaduti i casi Di Bella, eccetera. Cioè si son fatti e si fanno danni: soldi buttati, pazienti esposti a rischi inutili, morti, eccetera.

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