Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 24 ottobre 2013 alle ore 08:47.

My24

Intanto, all'unica trattoria aperta di Otricoli si mangiano i manfricoli (grossi spaghetti fatti con acqua e farina), si leggono i giornali locali e si parla: e tutti raccontano che questa sarà una grande annata, e una gran vendemmia. Sul Giornale dell'Umbria si legge di un progetto turistico di alta gamma – titolo «L'Umbria del lusso apre le porte ai nuovi ricchi cinesi» per portare i nuovi affluenti nelle «bellezze degli agriturismi e le spa più lussuose», mentre la Urbani Tartufi, altra eccellenza locale, ha aperto un Urbani Truffles a Manhattan e ha appena lanciato una linea di sushi al tarfufo. Un erede Fendi ha aperto un relais poco lontano da qui. Ci si ricorda che Gianfranco Vissani col suo ristorante di Baschi è a soli ventinove chilometri da qui; e per di più in autostrada ci ha superato una vecchia e gloriosa Rolls Royce Silver Shadow. Tutto concorre a farci sognare una Falcon Crest dalemiana.

Allora si riparte, con le indicazioni orali, per questa Madeleine, posta in una «strada di Montini», che però non dovrebbe centrar nulla con papa Paolo VI, quello secondo cui «sono più le cose che ci uniscono di quelle che ci dividono». Questo è invece uno stradone polveroso e largo, assolato, sotto il centro storico del paese. Lo si percorre tutto e si arriva in una tenuta molto ducale o comitale, con casale e arcate in pietra, trattori John Deere verdi e filari di Cabernet a perdita d'occhio; dei suv parcheggiati targati Roma, e molte Ford Fiesta e scooter targati invece Romania (sono i lavoranti per la vendemmia); fotografe cinesi con zoom che scattano tra i filari. Si crede subito di aver fatto lo scoop, e di poter avvistare a breve il leader su un trattore, magari maltrattante con cipiglio le maestranze; si provano gli stessi brividi di Mario Brenna quando fotografò in Sardegna il bacio tra Diana e Dodi Fayed. Invece niente: sono solo i vicini di casa, un agriturismo per affluenti forse asiatici. La tenuta del leader sta accanto.

Un agronomo gentile ci guida fino al posto giusto, e lì però crescono timori e tremori. Ci lascia davanti a un vialetto, e saliamo, e però, subito, siamo sicuri di esserci sbagliati, non può essere quella, la Madeleine: su un poggetto, però un poco avvallato, in una posizione così così: una villetta rossa, moderna; su due piani, con dei balconcini, e un padellone satellitare sul tetto, però piccolo. Non può essere, non ci si crede. Si prosegue, dunque: un altro casaletto, però con un'aura un po' più antica, «rudero tirato al fino» come direbbe Franca Valeri in Parigi o Ccara. Spuntano due golden retriever, e dunque si pensa di aver centrato l'obiettivo, almeno il casale ha una sua solennità, guarda tutta la vallata. Invece no, questa tenuta qui si chiama Telos, cioè "fine", in greco, ed è proprio alla fine della strada, e ci viene detto che non c'è niente da fare, i vigneti dalemiani son proprio quelli sotto, sullo stradone.

Si torna giù, e si osserva questa landa. Due piani fuori terra, un seminterrato (con tavernetta?) gli infissi monovetro; saranno un duecento metri quadri, non di più. Sembra Milano 2, manca solo il lago dei cigni. Invece, intorno, una rete, e molti alberi da frutto, nuovi, che non fanno ombra. Un fico un po' riverso e assetato, una carriola rovesciata; dei mucchi di letame; una cassetta della posta graziosa, da ferramenta, da Brico: senza nome. Niente citofono, ma un cancello (elettrico, moderno) non ancora collegato. Dei peri, nuovi. Un comignolo segnavento, di ferro battuto, da Cassago Brianza. Un gazebo Unopiù, sormontato da pannelli fotovoltaici. Niente piscina. Coppi nuovi nuovi, nemmeno a imitazione dell'antico. Non si intuisce la mano di alcuna archistar nemmeno locale, forse piuttosto geometri a chilometri zero. Subito però parte davvero l'effetto Madeleine: qui si è già stati; ci si ritrova infatti in certe villette bifamiliari di elettricisti e piccoli industriali del peltro che ce l'avevano fatta, a Brescia, negli anni Ottanta. Caminetti di marmo, e lo spiedo la domenica, con gli amici, ma tutto molto sobriamente, nella città di papa Montini, appunto. Certi marmi, scale lucide, proporzioni modeste.

Pavimenti di grès porcellanato e clinker, e porte in noce nazionale, anche mobili in stile, forse faretti incassati (c'eravamo immaginati colombaie e magioni turrite: è invece il trionfo del cemento a presa rapida).
Si vedono però i famosi vigneti, arroccati proprio sotto il cimitero di Otricoli, che domina la vista (e mentre si arrivava, si sono passati i comuni di Morte, e Nera Montoro, e una casa di riposo Villa Carla, e insomma un'atmosfera un po' così, poca gioia di vivere, un po' Garlasco). Nella Madeleine adesso c'è un lavorante che sta spargendo degli anticrittogamici su alcuni ulivi. Poi arrivano altri due, sono sporchi di calce: stanno piastrellando la cantina, che è piccola anche quella, un altro casaletto sempre rosso – la cantina non è ancora operativa e le vendemmie per ora portano l'uva agli impianti di Cotarella, poco lontano da qui. Accanto alla piccola costruzione, un silos di malta Fassa Bortolo, per i lavori in corso.

Ci sono tre cani corsi, che tentano un'aria feroce. L'ordine è di non fare entrare nessuno, però il custode giovane Vittorio si informa di quale testata siamo, valuta e apprezza il prestigioso quotidiano milanese, chiede un numero di telefono, e riferirà comunque alla Famiglia (è l'unico momento Falcon Crest della gita. Massimo D'Alema, poi si scopre, è a New York per partecipare alla Clinton Global Initiative in qualità di presidente della fondazione ItalianiEuropei). Ce ne andiamo molto delusi. Un altro vicino ci dice perfino che non è vero niente, che il 2013 non è una grande annata perché «ha piovuto tanto e la vite è siccitosa, ha bisogno di soffrì», con lo stesso accento di Monica Bellucci ne I mitici (1994). Nel vallone intanto sta scendendo il sole, e giriamo la macchina tra i cipressetti nuovi da vivaio che circondano la villetta, proprio sotto il cimitero di Otricoli. Qui, ricordi di virtù georgiche e marinare. Una lapide antica celebra un «Domenico Dell'Orso, agricoltore sobrio benefico», e un'altra un «Ciccotti Guido, scomparso nell'affondarsi della nave Conte Rosso». Il comune è gemellato con Mstow, nella Polonia meridionale.

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi