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Questo articolo è stato pubblicato il 26 dicembre 2013 alle ore 09:59.
L'ultima modifica è del 26 dicembre 2013 alle ore 12:32.

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Una scena tratta dal film «La vita di Adele»Una scena tratta dal film «La vita di Adele»

Pellicola nipponica tra le più importanti del nuovo millennio, «Confessions» è un prodotto audace e coraggioso che non può lasciare indifferenti. L'esperto Tetsuya Nakashima costruisce una vera e propria lezione di regia grazie al suo stile elegante e raffinato. Nella colonna sonora è presente «Last Flowers» dei Radiohead.

«Holy Motors» di Leos Carax – Un bizzarro attore di nome Monsieur Oscar viene chiamato a interpretare diversi personaggi nell'arco di una sola giornata. La limousine, con la quale si sposta tra i vari"set", è il suo camerino e l'unico luogo dove, tra un travestimento e l'altro, può ritrovare se stesso. Aperto non a caso dalle cronofotografie degli atleti di E.J.Marey, uno dei più importanti precursori della settima arte, «Holy Motors» è una profonda riflessione sul ruolo dell'attore, sui rapporti realtà-finzione e, in generale, sul mondo del grande schermo. Leos Carax ci guida lungo un grande viaggio nella storia del cinema, dove ogni tappa è il tassello di un ricco mosaico che si compone rappresentando contraddizioni, ipocrisie e crisi d'identità del mondo contemporaneo. Stupefacente Denis Lavant, protagonista di un vero e proprio tour de force attoriale.

«Zero Dark Thirty» di Kathryn Bigelow – La decennale caccia a Osama Bin Laden raccontata da Kathryn Bigelow: dopo aver trionfato agli Oscar 2010 con «The Hurt Locker», la regista statunitense realizza una pellicola ancor più importante per raccontare la storia recente del suo paese.
«Zero Dark Thirty» ha per protagonista l'intensa Jessica Chastain, nei panni di un agente che rappresenta simbolicamente l'intera nazione americana: una volta trovato e ucciso Bin Laden resta un forte vuoto esistenziale e ricomincia la ricerca di nuovi capri espiatori, capaci di dare una risposta a quel senso di smarrimento che gli Stati Uniti non riescono a superare. Memorabile la mezz'ora conclusiva, notturna e ad altissima tensione.

«Venere in pelliccia» di Roman Polanski – Ispirato alla pièce di David Ives, «Venere in pelliccia» ha due soli personaggi in scena: il drammaturgo Thomas (Mathieu Amalric), sfinito e in preda allo sconforto dopo una lunga giornata di audizioni andate male, e l'attrice Vanda (Emmanuelle Seigner), arrivata in ritardo al provino e convinta di essere la più adatta a interpretare il ruolo principale.
Dopo lo splendido «Carnage», Polanski dimostra di essere ancora uno dei più importanti registi in circolazione: con «Venere in pelliccia» orchestra una competizione sadica, una gara di seduzione e di bravura tra i due protagonisti. Il regista trasforma Amalric in se stesso (rendendolo simile a lui in tutto e per tutto) e inizia così a "scontrarsi" con la moglie in una stuzzicante sfida erotica in cui il teatro prende vita e la vita diventa (grande) cinema.

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