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Questo articolo è stato pubblicato il 26 dicembre 2013 alle ore 09:59.
L'ultima modifica è del 26 dicembre 2013 alle ore 12:32.

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Una scena tratta dal film «La vita di Adele»Una scena tratta dal film «La vita di Adele»

«The Act of Killing» di Joshua Oppenheimer – Il documentario più importante dell'anno è l'opera seconda di Joshua Oppenheimer, in cui viene raccontata una della pagine più violente del secolo scorso: in Indonesia, nel 1965, si arrivò a un colpo di stato e alla nascita di un governo militare che portò alla morte di centinaia di migliaia di persone considerate "filocomuniste" o legate all'ex presidente Sukarno. In «The Act of Killing» il racconto di quel periodo è affidato a uno dei massimi carnefici del tempo che, vantandosi, ricostruisce quegli omicidi come se fossero parte di una qualsiasi pellicola di finzione.
Davvero ottimo il lavoro di Joshua Oppenheimer che ha diretto un'opera in grado di scavare con profondità negli abissi del male e della sua follia. Il risultato è un documentario imperdibile, non adatto ai deboli di stomaco.

«The Master» di Paul Thomas Anderson – Accompagnato fin dalla pre-produzione da forti polemiche a causa degli evidenti rimandi alla nascita di Scientology, il film, ambientato a cavallo tra la fine della seconda guerra mondiale e i primi anni '50, racconta del particolare rapporto tra Freddie Quell, un vagabondo alcolista reduce di guerra, e Lancaster Dodd, uno scrittore-filosofo-scienziato (come si definisce lui stesso) a capo di una particolare setta religiosa.
Se nel precedente «Il petroliere», Paul Thomas Anderson analizzava similitudini e differenze tra il capitalismo e la nascita delle chiese evangeliche, in «The Master» lo scontro è tra una mente fragile e una forte, tra un personaggio disperato e uno sicuro di sé.
Grazie anche una messinscena maestosa, Anderson riesce nuovamente a scavare con forza sotto le ferite di quel "sogno americano" che per realizzarsi non può rinunciare ad alcuni compromessi.
Da pelle d'oca i duetti verbali tra i due protagonisti, Joaquin Phoenix (Freddie) e Philip Seymour Hoffman (Lancaster Dodd).

«Philomena» di Stephen Frears – Vincitore del premio per la miglior sceneggiatura alla Mostra di Venezia 2013, «Philomena» è ispirato alla vera storia di Philomena Lee, un'anziana donna irlandese costretta, in giovane età, ad abbandonare suo figlio. Dopo diversi decenni decide di cercarlo facendosi aiutare da un giornalista. L'unico film dell'anno in grado di emozionare, commuovere e divertire al tempo stesso, grazie all'ottima sceneggiatura, alla solida regia di Stephen Frears e ai due straordinari protagonisti, Judi Dench e Steve Coogan.

«Le streghe di Salem» di Rob Zombie – Ambientato ai giorni nostri a Salem, città resa famosa da uno storico processo alle streghe del 1692, l'ultimo film di Rob Zombie è incentrato attorno a Heidi, una dj appassionata di musica rock e metal che lavora per un'emittente radiofonica locale. Un giorno le viene recapitato un misterioso disco in vinile spedito dai "lords" che la porterà a scoprire un mondo che si credeva sepolto per sempre.
Attraverso una regia maestosa nel suo ostentato barocchismo, Zombie costruisce con «Le streghe di Salem» un film stupefacente, un vero e proprio viaggio negli abissi della mente umana che si concluderà con una lunga serie di immagini surreali e sublimi. Una folgorazione per qualsiasi fan del genere horror, e forse non solo.

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