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Questo articolo è stato pubblicato il 03 gennaio 2014 alle ore 19:10.

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Una delle opere esposte nella mostra "Photography Now: il corpo come metafora", presso il Palazzo Monferrato di AlessandriaUna delle opere esposte nella mostra "Photography Now: il corpo come metafora", presso il Palazzo Monferrato di Alessandria

CAM Museum, Casoria (NA)
Fino al 15 gennaio 2014

Pauline Boty rinasce. L'artista, unica donna tra i fondatori della british pop art, morta prematuramente nel 1966 a soli 28 anni, viene riscoperta con una cromaticissima retrospettiva in terra britannica, dove s'esaltano le libertà espressive di un lavoro rimasto troppo a lungo nascosto – soltanto trent'anni dopo la morte della Boty, difatti, furono mostrate per la prima volta le sue opere. Formatasi come artista di vetrate, da cui la sensibilità per la composizione e le tonalità straordinariamente vivaci, s'impone con volti e figure (tratti da foto) ultra-realistici che anticipano il fotorealismo della generazione successiva. Non fu schiava della retorica consumistica tipica della pop art fatta dai maschi, lei, unica donna del gruppo, volle distinguersi trattando certe tematiche esplicitamente sessuali, ponendo in primo piano, ovviamente, il discorso femminile e protofemminista, ma mai in modo banale o sottomesso. Fu decisamente un'artista scomoda. Per questo, ritengono i curatori, occultata per decenni. L'occasione di questa mostra è decisamente ghiotta per conoscerne i lavori e, infine, infatuarsi di lei.
Pallant House Gallery, Chichester, West Sussex, UK
Fino al 9 febbraio 2014

Pornografia del natale alla Terry May Home Gallery di Ferrara è un tributo alla Pop Art di Roy Lichtenstein, ma non solo. Così parlò Terry May: «La mostra intende sottolineare le affinità della pornografia con tutto ciò che riguarda il Natale come business, e non solo il Natale, forse la vita stessa e in toto. Ovvero del fare le cose, i regali, le feste, in nome di un Dio che è stato programmato per la prostituzione natalizia e costretto alla prostituzione da una società dei consumi e da un'industria mediatica che induce alla pornografia. In un clima così ipocrita, e a Natale l'ipocrisia è vincente più che mai, con questa mostra rendo fede al mio amore per lo spirituale, mostrandone l'assenza e mettendo in evidenza lo spirito pop del porno». L'esposizione, si diceva, è un omaggio a Lichtenstein, riconsiderato in chiave di Made in Italy poiché vede coinvolti disegnatori italiani che hanno dato il loro contributo all'immaginario collettivo pornografico del nostro paese.
Terry May Home Gallery, Ferrara
Fino al 6 gennaio 2014

Il corpo umano nell'arte indiana pre-coloniale è celebrato sia come sensuale che sacro. A Bruxelles una mostra straordinaria di capolavori poco conosciuti ci porta alla scoperta di tradizioni esotiche vecchie di 4.000 anni. L'inebriante mix di religione ed erotismo che definisce l'arte indiana spesso confonde anche gli spettatori occidentali più smaliziati. Come è possibile, ci chiediamo, che un monastero costruito per monaci celibi buddisti possa essere decorato con immagini di belle donne mezze nude? Eppure, per gli indiani di una volta, non c'era paradosso. Non vi era alcuna associazione tra la donna e il peccato. Le donne venivano associate con la fertilità, l'abbondanza, la prosperità, piuttosto che con la tentazione, e la sessualità veniva considerata come una via per il divino. Per questo motivo, nel corso della loro lunga storia, le arti dell'India - sia visive che letterarie - hanno sempre celebrato senza malizia alcuna la bellezza del corpo. «La forma del corpo umano è stata salutata come l'epitome della perfezione manifesta - scrive il grande storico dell'arte Vidya Dehejia - Tutti gli oggetti sono stati concepiti per guadagnare significato, ed essere meglio compresi, attraverso il confronto con la bellezza umana e col comportamento umano, in particolare nel contesto dell'amore erotico…».

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