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Questo articolo è stato pubblicato il 14 maggio 2010 alle ore 08:14.
MONZA - Dopo il primo capitalismo dei grandi gruppi privati creato dalle famiglie che hanno dominato il Novecento (Agnelli, Pirelli, Falck, Marzotto, ecc.), il secondo della mano pubblica che nasce con l'Iri, il terzo dell'economia diffusa basata sulle piccole imprese e il quarto fatto dalle medie imprese siamo adesso nell'era del «quinto capitalismo, cioè quello delle reti d'impresa». Lo ha ricordato ieri mattina Renato Cerioli, presidente di Confindustria Monza e Brianza, introducendo l'incontro su questo tema organizzato in collaborazione con l'Aip, l'associazione italiana per le politiche industriali.
Il giovane leader brianzolo ha aggiunto che il network rappresenta in primo luogo un «aspetto culturale» che consente di superare la logica del distretto industriale e del metadistretto con un «modello aperto che può coinvolgere più di un settore e di un territorio», facendo collaborare tra loro realtà produttive di ambiti e dimensioni diverse, spesso consentendo loro di affacciarsi con maggior massa critica sui mercati mondiali.
Tra i numerosi interventi il presidente dell'Aip, Domenico Palmieri, ha ricordato il lungo e fruttuoso lavoro fatto dall'associazione su questo versante e culminato con il libro (edito dal Sole 24 Ore e presentato in Confindustria) che offre indicazioni molto pragmatiche su come «Fare le reti d'impresa». Inoltre anche la Bocconi sta lavorando per creare un rating di rete.
E proprio ieri sono stati discussi tre casi. Il progetto Lissone (che ha consentito di vincere alcune importanti gare nell'arredamento), la Fondazione distretto hi-tech della Brianza e il Biotech alimentare di Novara. Non è mancata la voce degli istituti di credito. Valeriano D'Urbano, direttore generale di Centrobanca, ha sottolineato «il circolo virtuoso innescato dalle reti che abbassano il rischio di insolvenza e fanno crescere le aziende con innovazioni e sinergie moltiplicative delle capacità delle singole aziende».
I lavori sono stato conclusi da Aldo Bonomi, 59 anni, vicepresidente di Confindustria per le politiche territoriali e i distretti industriali, l'imprenditore di terza generazione che produce valvole a Lumezzane (Brescia) e ne piazza metà sui mercati esteri, a cominciare dagli Stati Uniti. Bonomi ha ricordato l'impegno imprenditoriale per fare sistema, sottolineando le nuove opportunità previste dal contratto di rete reso possibile dalla legge sviluppo (numero 99 del 23 luglio 2009) e il fatto che anche alcune regioni stanno preparando incentivi ad hoc.