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Questo articolo è stato pubblicato il 14 maggio 2010 alle ore 08:13.
Servono più infrastrutture nell'energia, e soprattutto nel mercato del gas. «Gasdotti, stoccaggi, rigassificatori. Se avessimo avuto stoccaggi a sufficienza già lo scorso anno, quando i prezzi spot del gas erano bassi – osserva Alessandro Ortis, udinese, ingegnere nucleare, presidente dell'Autorità dell'energia – avremmo potuto accumulare metano a costi bassissimi durante l'estate. Ma gli stoccaggi non avevano abbastanza spazio».
Presidente Ortis, il governo ha appena avviato una riforma del settore del gas. Che ne pensa?
È un passo avanti. Il settore ha bisogno di interventi per promuovere efficienza di mercato, concorrenza e ulteriori sviluppi infrastrutturali, anche sulla base di una vera terziarizzazione dei servizi di trasporto e stoccaggio. Perciò, per l'iter parlamentare del recente decreto assicureremo il contributo di una "segnalazione" con le proposte pro-concorrenziali già avanzate nella relazione di gennaio a parlamento e governo. Proposte che mirano a forniture gas più convenienti per tutti i clienti finali. In questo senso, si dovrà cercare di cogliere anche alcune opportunità legate alle recenti evoluzioni dei mercati internazionali, in seguito alla contrazione dei consumi per l'effetto-crisi e della crescente produzione di gas "non convenzionale". Questi cambiamenti hanno già dato il via a interessanti e convenienti mercati spot e a processi di revisione dei contratti pluriennali take-or-pay. Perciò abbiamo già posto in consultazione un procedimento per riformulare i metodi di aggiornamento dei prezzi gas per famiglie e piccoli consumatori, in tempo utile per l'aggiornamento di ottobre, prima dei maggiori consumi invernali.
Come si colloca l'Italia nel "risiko" dei gasdotti?
Non bene. Soffre di carenze di capacità all'importazione: gasdotti e rigassificatori. È in ritardo per gli stoccaggi. Possiamo ricordare anche i costi sopportati dai consumatori nelle crisi degli inverni 2004-2006. Per approvvigionamenti più sicuri, diversificati e convenienti servono sviluppi infrastrutturali proattivi.
Esiste la bolla del gas?
La bolla è un ritornello spesso usato per lasciare il mercato nazionale del gas ingessato e inefficiente, scoraggiando anche nuovi investimenti e confondendo i mercati internazionali della materia prima con la capacità infrastrutturale italiana. In effetti, un'abbondanza internazionale di gas conta niente se non se ne può approfittare con adeguate infrastrutture nazionali: per poterlo ricevere, anche da origini diversificate; per immagazzinarlo; per farlo transitare. Anche per immaginare un hub sud-europeo. E invece, con le infrastrutture siamo in ritardo; altro che bolla di capacità. E questo non per mancanza di soldi, visto che tutti noi consumatori già paghiamo tariffe di sostegno in bolletta. Ci sono sì alcune obiettive difficoltà autorizzative, ma anche reticenze. In effetti, la lesina negli sviluppi di rigassificatori, stoccaggi e gasdotti trasfrontalieri, è conveniente soltanto per chi domina il mercato e vuol limitare gli spazi alla concorrenza. Perciò è meglio evitare conflitti di interesse fra chi produce o commercializza gas, necessariamente impegnato a difendere quote e margini contro i concorrenti, e chi invece, a favore di tutti questi, deve garantire servizi monopolistici neutrali. Le reti sono monopoli regolati e tariffati, a cui devono obbligatoriamente fare ricorso tutti gli operatori fra loro concorrenti, senza nemmeno il dubbio di discriminazioni. Perciò non possono esser lasciate nelle mani di uno di loro. Per giunta, il dominante.