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Questo articolo è stato pubblicato il 14 maggio 2010 alle ore 08:13.
Carmine Fotina
ROMA
È quasi un beffardo scherzo del destino ritrovarsi a discutere di banda larga e ritardo italiano nel giorno in cui, per l'ennesima volta, il Cipe non sblocca i fondi per colmare il "digital divide" nelle aree deboli del paese. Nemmeno una piccola tranche degli 800 milioni programmati circa un anno fa. Eppure il dialogo tra operatori e politica, anche per tenere sempre desta l'attenzione dei potenziali clienti, va avanti senza soste, alimentato dal recente annuncio della creazione di una società per la fibra ottica con partecipazione di Vodafone, Fastweb e Wind. Se ne è parlato anche ieri a Roma, in occasione di un convegno organizzato da Nokia Siemens Networks: il viceministro allo Sviluppo con delega alle comunicazioni Paolo Romani (proseguono le voci che lo vedono come successore di Scajola) ha invitato Telecom a farsi avanti, partecipando a un tavolo organizzato con i tre avversari già la prossima settimana. Dietro le quinte del convegno, Oscar Cicchetti – responsabile Technology & operations di Telecom Italia – garantisce al viceministro la disponibilità all'incontro, anche se mette bene in chiaro la posizione dell'azienda, al momento tuttaltro che propensa ad entrare in società con gli altri.
Romani insiste sulla necessità di portare avanti un «progetto unico» per non duplicare costose infrastrutture tecnologiche e candida il ministero dello Sviluppo economico al ruolo di cabina di regia. Insomma, dice, c'è la "benedizione" del governo al piano dei gestori già presentato formalmente anche al sottosegretario a Palazzo Chigi Gianni Letta e al ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Una sponda nelle settimane scorse è arrivata anche dalla proposta di Mario Valducci, presidente della commissione trasporti e tlc della camera, per lo switch-off graduale verso il digitale "telefonico". Paolo Bertoluzzo, amministratore delegato di Vodafone Italia, dal canto suo rilancia invitando lo stato a entrare con mezzi propri attraverso la Cassa depositi e prestiti e Corrado Sciolla, a.d. di Bt Italia, non esclude un interesse al progetto «sulla base di regole chiare».
Telecom Italia però in questa fase non lascia spiragli e solo il tempo dirà se c'è anche una dose di pretattica. Il piano dei gestori alternativi – dice Cicchetti – «non ha la possibilità di richiamare l'interesse di Telecom Italia. A noi interessa condividere gli investimenti, in opere civili, infrastrutture passive, come stiamo già facendo. Ma nel mondo non esiste una rete gestita tutti insieme». Concetto poi ribadito nel pomeriggio con altrettanta chiarezza sia dal presidente di Telecom Gabriele Galateri – «faremo la nostra parte» sulla fibra ottica ma «rifiutiamo gestioni condominiali» – sia dall'a.d. Franco Bernabè: ok a collaborazioni ma a patto che «non interferiscano con i nostri piani».