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Questo articolo è stato pubblicato il 15 maggio 2010 alle ore 10:07.
L'ultima modifica è del 16 maggio 2010 alle ore 16:20.
Una vigorosa stretta sulle pensioni di invalidità, accompagnata da un possibile intervento sulle finestre di uscita per le pensioni di anzianità. Anche il capitolo previdenza potrebbe entrare nel menu degli interventi che i tecnici dell'Economia stanno scandagliando in questi giorni, in previsione della manovra correttiva biennale da 25 miliardi (12,8 miliardi sul 2011) che il ministro dell'Economia presenterà in Consiglio dei ministri nei primi giorni di giugno.
Non è una misura strutturale sul sistema, che nelle proiezioni di medio periodo regge per effetto delle diverse riforme introdotte negli ultimi anni, quanto un possibile intervento per dilazionare le uscite per una sola o entrambe le finestre annuali. La disciplina in vigore prevede che quanti maturino la pensione di anzianità con meno di 40 anni di contributi possano contare solo su due uscite l'anno.
I dipendenti possono lasciare il lavoro rispettivamente dal 1° gennaio o dal 1° luglio dell'anno successivo, a seconda che i requisiti contributivi e anagrafici siano raggiunti nel primo o secondo semestre. Dunque la prima finestra del 2010 si apre per coloro che entro il 30 giugno scorso hanno raggiunto 35 anni di contributi e 58 di età.
Le finestre annuali sono quattro per chi può vantare 40 anni di contributi. Per i dipendenti le uscite di gennaio e aprile si aprono se il requisito contributivo è stato raggiunto rispettivamente entro il 30 settembre e 31 dicembre. Per quelle successive di luglio e ottobre viene richiesta anche un'età minima di 57 anni. Fino a tutto il 2010, i dipendenti acquisiscono il diritto con quota "95" (59 anni di età e 36 di contributi o 60 di età e 35 di versamenti). Considerato che la finestra si apre dal secondo semestre successivo a quello in cui si matura il requisito, la prima uscita utile è quella del 1° luglio 2010. Agli autonomi si applica invece quota "96". Le finestre si aprono dal terzo semestre successivo a quello in cui si maturano i requisiti. Chi li ha perfezionati tra luglio e dicembre il 2009 potrà andare in pensione solo dal 1° gennaio 2011.
In attesa delle decisioni del governo, dalla Cisl Raffaele Bonanni precisa: «Non accetteremo tagli a sanità e pensioni». Alla mannaia che sta per abbattersi sul fronte del pubblico impiego (in particolare la riduzione dei fondi per la produttività) si potrebbe accompagnare peraltro, sul versante del lavoro privato, il mancato rifinanziamento degli sgravi del 10% diretti al premio di produttività, in sostanza la parte variabile del salario, per un risparmio di circa 800 milioni.