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Questo articolo è stato pubblicato il 21 maggio 2010 alle ore 08:13.
Ernesto Diffidenti
ROMA
L'industria biotecnologica cresce anche in tempi di crisi. Sono 319 le imprese attive in Italia, la metà delle quali ha superato la delicata fase di start-up alla fine degli anni Novanta. Si tratta di imprese giovani che chiedono alle istituzioni di sostenere l'attività di ricerca con il credito d'imposta e un efficace sistema di incentivi. Lo ha ribadito nel corso dell'assemblea di Assobiotec, riunita ieri a Roma, Roberto Gradnik che ha ceduto la presidenza dell'associazione che fa parte di Federchimica ad Alessandro Sidoli (cofondatore e amministratore delegato di Axxam).
Gli addetti sono oltre 50mila, di cui 5.800 impegnati in attività di ricerca e sviluppo, con un fatturato di 6,8 miliardi di euro di cui 1,1 riservato alla ricerca (Rapporto 2010 Ernst&Young-Assobiotec).
«Abbiamo davanti delle sfide importanti, che meritano attenzione da parte del governo – ha detto il neo-presidente Sidoli –. Il futuro, infatti, si giocherà sulla capacità del paese di individuare una strategia complessiva e un sistema di finanziamenti adeguato alle caratteristiche della ricerca e sviluppo biotech, che renda competitivo il paese rispetto agli altri concorrenti europei».
Assobiotec sta studiando gli interventi in favore dell'innovazione messi a punto in Europa. «L'Italia – spiega – merita di veder adeguato il sistema degli incentivi fiscali per le aziende che fanno innovazione, con misure efficaci e stabili per la piccola impresa innovativa, cuore del biotech italiano, sul modello eccellente esistente in Francia».
Sul delicato tema degli Ogm Sidoli ha auspicato un confronto «serio, oggettivo, non ideologico, che coinvolga anche i consumatori». Ma il primo passo «deve essere riconoscere il diritto dei ricercatori italiani di fare test in campo aperto».
All'assemblea è intervenuto anche l'oncologo Umberto Veronesi cui è stato consegnato l'Assobiotec Award. «Quella contro gli Ogm – ha detto – è una battaglia ideologica persa in partenza. Gli agricoltori combinano piante e animali da sempre: mandarancio e mulo ne sono gli esempi. Non c'è nessun motivo per temerli».
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