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Economia Aziende

La crisi frena la fiducia

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Questo articolo è stato pubblicato il 26 maggio 2010 alle ore 08:05.

Marika Gervasio
MILANO
Le tensioni in atto sui mercati internazionali scoraggiano gli italiani: a maggio, infatti, scende la fiducia dei consumatori. L'indice Isae si posiziona a 105,4 (era 107,9 in aprile) vicino ai valori di maggio 2009. Il pessimismo è più marcato nelle valutazioni sul quadro economico generale (il cui indicatore passa da 81,3 a 76,6) e sulle prospettive future (da 95,5 a 91,9). Segnano una flessione più contenuta l'indicatore relativo alla situazione personale (da 120,7 a 120,3) e quello sulla situazione corrente (da 117,9 a 117,3). C'è pessimismo sull'evoluzione del paese nei prossimi dodici mesi e aumentano i timori di incremento della disoccupazione. I consumatori si attendono anche una nuova accelerazione della dinamica inflazionistica. Si accentuano, dal punto di vista personale, le preoccupazioni per l'evoluzione della situazione familiare.
Se il clima di fiducia peggiora, i consumi sembrano migliorare. Secondo le ultime rilevazioni dell'Istat, infatti, le vendite al dettaglio di marzo sono aumentate del 2,9% su base annua (+0,5% rispetto a febbraio), l'incremento tendenziale più alto da febbraio 2008, trainato da un incremento del 3,7% delle vendite di prodotti alimentari (+1,1% congiunturale) e del 2,7% di quelle dei non alimentari (+0,2% su base mensile) con giochi, giocattoli, sport e campeggio in testa (+6,4%), seguiti da elettrodomestici, tv, radio e registratori (+3,5%), foto-ottica (+3,5%), abbigliamento e pellicceria (+3,1%), calzature (+3%). Un risultato particolarmente positivo è stato registrato dalle vendite nella grande distribuzione che, rispetto al mese di marzo 2009, hanno segnato un aumento del 4,4% contro il 2% messo a segno dai piccoli negozi.
Ma proprio dalle grandi superfici organizzate arriva un avvertimento: «La ripresa delle vendite al dettaglio nel mese di marzo non deve purtroppo essere vista con troppo ottimismo a causa dell'anticipo della Pasqua rispetto al 2009» fanno sapere da Federdistribuzione. «Infatti – aggiungono – i dati di vendita del mese di aprile nei super e ipermercati confermano un profilo dei consumi assolutamente debole con un calo dello 0,7% nel primo quadrimestre dell'anno rispetto allo stesso periodo del 2009».

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E il dato Isae di maggio sulla fiducia dei consumatori testimonia come «il clima sia ancora di forte preoccupazione per il futuro e quindi induca le famiglie a frenare i consumi» aggiungono dall'organismo. E continuano: «In questo scenario le aziende della Gdo continuano a muoversi per tutelare il potere d'acquisto delle famiglie: ad aprile i prezzi dei prodotti di largo consumo confezionato sono calati del -1,9% (frutta e verdura del -6,2%) e le promozioni hanno raggiunto la percentuale record del 27,5% del venduto (il 30,9% negli ipermercati)».
In questo quadro negativo risulta invece in crescita, seppur leggera, l'industria di marca. «Nei primi quattro mesi dell'anno – spiega Roberto Bucaneve direttore del centro studi di Centromarca – abbiamo registrato un incremento del sell-in dello 0,9% a valore e dello 0,5% a volume. Si tratta comunque di un quadro di lievissima ripresa in un contesto discontinuo nel quale ci sono preoccupazioni legate all'andamento dei prezzi viste le forti promozioni in atto». Tuttavia l'85% delle nostre aziende prevede un fatturato in crescita per il 2010 e sono impegnate in un grosso sforzo per sostenere la crescita dei consumi con investimenti in pubblicità e innovazione di prodotto».
Quanto ai dati Istat sulle vendite di marzo, «la Pasqua ha sicuramente inciso – conclude Bucaneve – meglio fare il bilancio alla fine del primo quadrimestre visto il clima di incertezza e sfiducia».
I dati vanno letti con cautela anche secondo Confcommercio: «Si intravede un timido miglioramento della domanda – è il commento dell'Ufficio studi –, ma in un scenario economico complessivo caratterizzato da elevata incertezza, prodotto lordo e reddito disponibile nel corso del 2010 mostreranno un profilo di crescita moderata». In ogni caso quella di marzo, seppur «mini» come la definisce Marco Venturi, presidente della Confesercenti è una ripresa che «la pur indispensabile manovra del governo non deve spegnere. Anzi la guardia deve restare alta. Auspichiamo che la manovra garantisca quel sostegno necessario a superare le difficoltà, visto che le pmi sono più che mai un'ancora di salvezza per la nostra economia in una fase di crisi che sta facendo ripiombare l'Europa in un clima di preoccupante incertezza».
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