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Economia Aziende

«Le Autorità portuali? Troppe»

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Questo articolo è stato pubblicato il 28 maggio 2010 alle ore 08:33.

Le Autorità portuali in Italia sono troppe, occorre accorparle in sistemi integrati di porti. Si concentra soprattutto su questo tema, che guarda anche ai risparmi possibili, in armonia con la manovra correttiva messa a punto dal Governo, l'intervento che Filippo Gallo, presidente di Federagenti, la compagine che raggruppa gli agenti marittimi italiani, leggerà oggi di fronte all'assemblea dell'associazione, riunita a Lecce.
Il ragionamento di Gallo parte dalla scarsa incisività che le pressioni del cluster marittimo hanno avuto sull'esecutivo in relazione alla riforma della legge 84/94 sui porti. Il ddl presentato dal Governo, infatti, non contiene la norma più attesa dallo shipping: il via libera all'autonomia finanziaria degli scali. «Finora – afferma Gallo – abbiamo intrapreso una strada che non ha portato da nessuna parte. E allora bisogna cambiare percorso e orizzonte.

Anche perché il varo della manovra da 24 miliardi, mirata sul contenimento della spesa, stravolge la situazione precedente. Il che vale sia per l'autonomia finanziaria, sia per il numero delle Autorità portuali (oggi sono 25, ndr), aumentate, nel tempo, a dismisura, in maniera sconsiderata e improduttiva». Gallo sostiene, dunque, che è necessario «accorpare le port Authority» per superare la frammentazione attuale «con la costituzione di un unico sistema logistico che faccia perno sulla collaborazione, o ancora meglio sulla fusione, dei porti principali». Un cambiamento che potrà stimolare anche la compilazione «di un piano nazionale della logistica su cui, finora, i governi italiani hanno dimostrato di non voler mettere mano». Gallo pensa a «un sistema semplice, basato su una forma giuridica più moderna delle Autorità portuali, che comporterebbe, di conseguenza, il federalismo fiscale più oggettivo. I porti che sapranno sviluppare maggiori traffici saranno quelli che incasseranno di più e che potranno quindi investire di più e attrarre investimenti privati dai grandi gruppi.

L'applicazione di questo principio darebbe maggior vigore ai sistemi integrati; un'esigenza che viene già avvertita dalle Autorità portuali più avvedute, che si propongono con nuove alleanze: al Sud la Imeta, fra i porti di transhipment di Gioia Tauro, Cagliari e Taranto. Poi l'Autorità dei porti del Levante con Bari, Barletta, Monopoli e il prossimo inserimento di Manfredonia. In alto Adriatico la Napa, tra Capodistria, Trieste, Venezia e Ravenna. Infine l'associazione Ligurian ports tra Genova, Savona e La Spezia». Nell'ipotesi di accorpamento tra Authority, aggiunge Gallo, la compagine dei porti liguri potrebbe allargarsi a Livorno, mentre al Sud «dovrebbe esserci un'integrazione tra Napoli e Salerno».

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Tags Correlati: Bari | Fabio Pesto | Federagenti | Filippo Gallo | Levante | Ligurian | Mediterraneo | Trasporti e viabilità

 

Nel corso dell'assemblea verranno anche presentati, dal leader della sezione yacht, Fabio Pesto, dati sulla nautica. Si stima che le oltre mille barche sopra i 30 metri che operano nel Mediterraneo e nei porti italiani generino un valore complessivo superiore a un miliardo di euro. L'Italia, nel 2009, ha registrato 6.200 toccate di megayacht che, con una permanenza media di tre giorni e una spesa giornaliera di 12mila euro, hanno garantito una ricaduta diretta sul territorio di 200 milioni.

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