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Questo articolo è stato pubblicato il 30 maggio 2010 alle ore 17:16.
ROMA - Una giornata tra vigneto e cantina per scoprire dal vivo come nasce il vino. È l'obiettivo della 18esima edizione di Cantine aperte, la manifestazione promossa dal Movimento turismo del vino (in partnership con Enel Sì) che apre oggi a circa un milione di turisti le porte di oltre 900 cantine italiane. Un appuntamento partito in sordina (nel '93 erano appena 100 le cantine coinvolte) ma che nel tempo ha saputo ritagliarsi uno spazio importante in quel fenomeno in crescita che è l'enoturismo: secondo le stime di Censis e Città del vino, nel 2009 ha coinvolto 6 milioni di turisti generando, fra ricezione in cantina e vendite dirette di vino, un giro d'affari di 1,8 miliardi (+20% rispetto al 2008). Dati confermati anche da un recente studio di Nomisma e Confcooperative secondo il quale il 37% delle vendite di vino ormai è effettuato direttamente dal produttore.
Ma i numeri da soli non bastano a spiegare l'evoluzione che il turismo enologico ha avuto negli ultimi anni. «Un'attività spesso nata in maniera quasi casuale – spiega il presidente del Movimento turismo del vino, Chiara Lungarotti – ma che si sta rivelando importante. Basti pensare che in molte imprese la sola attività di ricezione può arrivare a coprire fino al 15% del giro d'affari complessivo. Se a questo si aggiunge il fatturato legato alle vendite dirette se ne deduce che l'impatto sui conti dell'azienda è di tutto rispetto».
Indicazioni importanti emergono anche dalla valutazione di come è cambiato il profilo dell'enoturista. «Anni fa si trattava solo di gruppi di amici, spesso stranieri, che acquistavano vino in qualche cantina nelle vicinanze dell'autostrada – spiega Donatella Cinelli Colombini ideatrice della manifestazione Cantine aperte – oggi invece sono soprattutto coppie, nelle quali non di rado è la donna che esercita un ruolo guida e che è maggiormente informata sui vini e sulla gastronomia».
Un turista, quello enologico, che dimostra di essere sempre più attento e informato ma che come contraltare «è "infedele" – aggiunge la Cinelli Colombini – e vuole provare di continuo prodotti ed esperienze nuove e risulta quindi difficile da fidelizzare».