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Economia Politica economica

Per Confcommercio la manovra non avrà effetti sui consumi

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Questo articolo è stato pubblicato il 03 giugno 2010 alle ore 14:12.

Nessun effetto recessivo dalla manovra. A dirlo è stata Confcommercio alla presentazione, oggi a Roma ,del Rapporto 2010 sul Terziario. Secondo Mariano Bella, direttore dell'ufficio studi, le misure appena varate dal governo, infatti, non colpiranno i consumi quest'anno e neanche nel 2011: «Anche se qualcuno stima un riduzione di un decimo del Pil, a nostro avviso non ci sarà un impatto recessivo – ha detto – . Al contrario, se la manovra viene percepita come il primo passaggio nella riduzione degli sprechi può addirittura incrementare al fiducia e, quindi, la propensione al consumo».

Sulla stessa linea il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, che giudica positivamente gli interventi per «il contenimento della spesa pubblica e della lotta all'evasione. Misure che, però, devono diventare strutturali per arrivare a una riforma fiscale».

In generale, nel Rapporto sul terziario, la Confcommercio rivede leggermente al ribasso la previsione di crescita del Pil per l'anno in corso: 0,7% contro lo 0.8% stimato in precedenza (+1%, invece, sarà la variazione per il 2011). I consumi invece dovrebbero segnare un incremento dello 0,6% quest'anno e dell'1,1% il prossimo; nel 2010 resterà invece stazionario il reddito disponibile.

«I segnali di rispresa ci sono – ha commentato il numero uno della confederazione – ma sono timidi e discontinui. E vedono il permanere della crisi per il commercio e per il turismo». Ad aprile, ha intanto anticipato l'ufficio studi, ci sarà ancora un dato negativo per i consumi «a causa dell'incertezza generale che pesa sulle famiglie».

Tra i temi segnalati da Confcommercio la difficoltà di accesso al credito per le aziende più piccole e la necessità di incentivi all'aggregazione, anche di tipo fiscale, per le micro-imprese. Nel solo segmento del commercio al dettaglio, emerge tra l'altro dal rapporto, nel primo trimestre 2010 si è registrato un saldo negativo tra iscrizioni e cessazioni di oltre 8mila imprese (dopo quello di -16mila segnato lo scorso anno).

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