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Questo articolo è stato pubblicato il 04 giugno 2010 alle ore 08:05.
Il Piano di assegnazione delle frequenze digitali è stato approvato ieri, all'unanimità, dall'Autorità per le comunicazioni. È la seconda volta che un Piano viene approvato, ma il primo, quello analogico del 1998, è rimasto inattuato. Il primo segnale positivo è che il Piano sia stato approvato, viste le pressioni, anche della sera precedente, per far rinviare il tutto «a mai più»: se la Lombardia fosse passata al digitale senza Piano, non ci sarebbe stato più il Piano.
«Il Piano delle frequenze – dichiara il presidente Agcom, Corrado Calabrò – è un adempimento caratterizzante e fondante dell'attività dell'Agcom, ed è stato adottato dopo un'approfondita consultazione che ha coinvolto tutti i soggetti interessati, a seguito di un confronto con il Ministero dello sviluppo economico. Il Piano è dotato della necessaria flessibilità per rispondere alle esigenze attuali e ai futuri sviluppi tecnologici». L'interrogativo politico è se il viceministro delle comunicazioni, Paolo Romani, appoggerà, o meno, le critiche al Piano provenienti dalle associazioni delle tv locali. Il documento approvato dall'Agcom elenca le cinque frequenze nazionali che saranno oggetto di una procedura pubblica di assegnazione e apre la strada al futuro utilizzo dei canali 61-69 per il dividendo digitale (quello vero, che molti chiamano "esterno"). In Germania sono stati realizzati 4,4 miliardi di euro dalla loro vendita agli operatori telefonici, tra cui Vodafone.
Alcune scelte dell'Agcom erano obbligate. Come le 24 reti nazionali (comprese le tre in Dvb-h), frutto della delibera con la quale è stata "recepita" l'intesa con la Ue. O come il fatto di dover pianificare le reti nazionali con parità di copertura e su frequenze coordinate a livello internazionale. Il rischio era quello di lasciare frequenze di serie B ai nuovi entranti, aumentando ulteriormente lo squilibro esistente nel sistema tv. L'equalizzazione, come si chiama in gergo tecnico, delle reti nazionali, é un passo importante per mettere ordine nell'etere. Ne va dato atto a chi ha lavorato al Piano, in prima fila Antonio Sassano dell'Università La Sapienza e i tecnici dell'Agcom. Ora, però, bisognerà attenderne l'attuazione.