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Questo articolo è stato pubblicato il 05 giugno 2010 alle ore 08:12.
Giorgio Pogliotti
ROMA
Fumata nera al tavolo di ieri tra Fiat e Fiom su Pomigliano d'Arco. Come previsto l'incontro che si è svolto a Torino ha avuto un carattere puramente interlocutorio, in vista del round di martedì prossimo al quale sono invitate tutte le organizzazioni sindacali con l'obiettivo della Fiat di tentare un affondo per cercare un accordo. Sul piatto ci sono 700 milioni di investimenti per portare la nuova Panda nello stabilimento campano: il Lingotto chiede al sindacato maggiore flessibilità per aumentare la produzione di auto. Ma sul negoziato pende l'ultimatum dell'a.d. Sergio Marchionne che, in caso la trattativa dovesse proseguire troppo a lungo, si è detto pronto a mettere in campo un "piano b" trasferendo la produzione in un altro impianto.
La Fiom ha organizzato una conferenza stampa lunedì per fare il punto sul negoziato. «È una trattativa difficile – spiega Enzo Masini (Fiom-Cgil) – abbiamo ribadito la nostra disponibilità a ricercare soluzioni per la realizzazione degli investimenti annunciati dalla Fiat e la ripresa del lavoro a Pomigliano». Come è accaduto nel precedente incontro con Fim, Uilm, Fismic e Uglm sulla nuova proposta della Fiat relativa all'organizzazione su 18 turni, la Fiom valuta positivamente la disponibilità dell'azienda a compensare la mancata presenza nel turno del sabato notte con un permesso o con un recupero. Sugli straordinari la Fiom ha dato disponibilità a «venire incontro con tempestività ad esigenze di produzione», purchè «si consenta l'esclusione di una platea del 20% di lavoratori che per particolari ragioni potrebbe non essere disponibile». Restano, tuttavia, le distanze sulla richiesta dell'azienda di portare a 120 ore gli straordinari obbligatori rispetto alle 40 del contratto, anche se una parte del sindacato è disponibile ad arrivare a 80 ore. È sulle deroghe contrattuali che si registrano le maggiori distanze: «Abbiamo chiesto all'azienda di riconsiderare le proposte che non rispondono ad esigenze industriali, ma assumono carattere punitivo verso i lavoratori – continua Masini –. L'azienda ha chiesto ben sei deroghe al contratto nazionale». Uno dei nodi da sciogliere riguarda il capitolo sanzioni chieste dall'azienda per assicurare l'esigibilità del contratto. «Di fatto viene messo in discussione il diritto di sciopero – continua Masini – perchè se si concorda di lavorare un sabato eppoi quel giorno viene proclamato uno sciopero, l'azienda intende applicare sanzioni nei confronti di lavoratori e sindacato per inadempienza contrattuale. Una richiesta in violazione di un prinicipio costituzionale per noi è inaccettabile». Altro capitolo spinoso, infine, quello delle assenza per malattia: Fiat non vuole pagare le giornate di assenza "anomale", che coincidono con scioperi, elezioni o partite di calcio, avendo presentato un ampio dossier che evidenzia le ricadute negative sulla produzione.