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Questo articolo è stato pubblicato il 05 giugno 2010 alle ore 08:13.
Daniele Lepido
MILANO
Non siamo mica gli americani, ma poco ci manca. In base a quanto Il Sole 24 Ore è in grado di anticipare, nel 2009 la pubblicità online in Europa è salita a quota 14,7 miliardi di euro, in crescita del 4,5% sull'anno precedente, con un peso sul totale dell'advertising vicino al 20 per cento. È questo il dato principale che emerge dall'analisi realizzata da Screen Digest per Iab Europe in ventitrè paesi del Vecchio Continente, per un mercato che inizia ad avvicinarsi ai 16,3 miliardi di euro raccolti negli Stati Uniti.
E se ci si volesse esercitare nel gioco delle metafore, l'andamento della pubblicità su internet lo si potrebbe paragonare a un treno che rallenta la corsa ma che continua a marciare testardo, rincorrendo la solita America, con i vecchi banner sempre meno amati e invece una richiesta crescente della réclame legata ai risultati dei motori di ricerca, come insegna Google. Un dato timido, questo +4,5%, se confrontato con il più 40 e il +20 per cento del 2007 e del 2008, ma significativo tenendo conto che gli spot digitali, nell'intero comparto dei media, sono stati gli unici che hanno tenuto botta e che, alla faccia della crisi, hanno comunque portato a casa un risultato positivo.
«Si tratta del primo periodo di recessione dall'inizio dell'era dell'advertising digitale – spiega Alain Heureux, numero uno di Iab Europe – e siamo colpiti dalla resistenza dimostrata dal settore in tutti i paesi. È in atto comunque una svolta per il mercato, con il search in piena esplosione e il display troppo maturo per cercare nuovi spazi di crescita, garantiti dal successo dello streaming video e soprattutto dei social media».
Eppure a trainare il mercato è quasi esclusivamente la corsa della pubblicità abbinata ai risultati dei motori di ricerca, il trend chiaro di questo ultimo anno e mezzo, tanto che gli investimenti sono aumentati nel 2009 del 10,8% avvicinandosi a 7 miliardi di euro, in pratica la metà dell'intero business (per la precisione si tratta del 46 per cento). Il display advertising, i vecchi banner ma non solo, è invece stabile (+0,3%) e ha subito una flessione in quasi tutte le economie più mature: -6% in Francia, -5% in Gran Bretagna e Svezia.