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Questo articolo è stato pubblicato il 06 giugno 2010 alle ore 15:38.
Sull'obbligo europeo di allineare in tempi stretti l'età della pensione di vecchiaia delle dipendenti pubbliche a quella degli uomini (65 anni) il confronto si apre lunedì al Lussemburgo. Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, sonderà la «cogenza» della lettera di messa in mora inviata dalla vicepresidente della Commissione Ue, Viviane Reding, e cercherà di comprendere quali margini di manovra restano a Roma per evitare un nuovo deferimento alla Corte e le sanzioni previste dall'articolo 260 del Trattato per un paese che non si è conformato a una sentenza.
Ieri a confermare che la situazione non consente marce indietro è stato il ministro degli Esteri, Franco Frattini, che ha parlato di nuova richiesta «cui dobbiamo adeguarci gradualmente» mentre il commissario Ue al Lavoro e agli Affari sociali, Laszlo Andor, intervistato da Sky Tg 24 ha spiegato che «l'obiettivo dell'adeguamento deve essere realizzato il prima possibile trovando un accordo».
La trattativa non potrà che partire dalle norme vigenti, introdotte l'anno scorso e che già quest'anno hanno elevato di un anno (a 61) l'età per la pensione di vecchiaia delle statali. Il gradualismo previsto, con un incremento di un anno ogni 24 mesi, arriva a regime nel 2018. Un intervallo troppo lungo per l'Ue, nel corso del quale coninua a persistere il «discrimine tra i due sessi».
Le soluzioni intermedie che possono essere presentate dal governo dopo un confronto con le parti sociali (al dossier, insieme con Sacconi, lavoreranno anche Tremonti, Brunetta e Ronchi) potrebbero puntare su un percorso più breve ma «socialmente sostenibile» ha spiegato ieri Giuliano Cazzola, vicepresidente della Commissione Lavoro alla Camera. Il parlamentare del Pdl, esperto di previdenza e già membro della commissione tecnica che istituì due anni fa Renato Brunetta per elaborare la proposta di adeguamento poi divenuta legge, è per un anticipo al 2014 della parità di trattamento. «Si potrebbe puntare a una gradualità più stretta che fa scattare un anno di età ogni 18 mesi partendo dal luglio del 2011 – spiega Cazzola – con uno scatto di due anni all'ultimo intervallo». Si tratterebbe di una mediazione ancora più forte dell'ipotesi circolata durata l'elaborazione del testo finale della manovra correttiva, in cui si prevedeva un anticipo della parità a 65 anni entro il 2016: «È una strada – aggiunge Cazzola – certamente più praticabile di quella di chi chiede un allineamento entro il 2012 o, addirittura, in termini immediati».