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Questo articolo è stato pubblicato il 08 giugno 2010 alle ore 08:47.
È austerità anche in Germania. Il governo ha presentato ieri un impegnativo programma di quattro anni che prevede tagli alla spesa e aumenti delle tasse pur di mettere a segno una forte riduzione del deficit pubblico. L'obiettivo non è solo di adeguare le finanze pubbliche a una norma costituzionale che prevede un calo dell'indebitamento, ma anche di «mostrare l'esempio» in una zona euro scossa da una grave crisi debitoria.
Il pacchetto, messo a punto durante una due-giorni di riunioni della maggioranza democristiano-liberale e tra i più onerosi del dopoguerra, prevede tagli strutturali al bilancio nel 2011 di 11,1 miliardi di euro. I risparmi totali salgono poi progressivamente a 17,1 miliardi nel 2012, 25,7 miliardi nel 2013 e 32,4 miliardi nel 2014. L'obiettivo è di riportare il deficit pubblico sotto al 3% del prodotto interno lordo entro il 2013, dall'attuale 5 per cento.
In una nota, il governo ha precisato di voler assicurare una riduzione del disavanzo strutturale dello 0,5% all'anno. «Dobbiamo risparmiare in totale circa 80 miliardi di euro da qui al 2014 per assicurare che le nostre finanze pubbliche siano sostenibili anche in futuro», ha spiegato in una conferenza stampa a Berlino il cancelliere Angela Merkel. «La crisi greca ha dimostrato quanto sia indispensabile risanare il bilancio».
Il capo del governo ha avvertito che la Germania deve affrontare «tempi gravosi e difficili» e che le misure presentate ieri sono «necessarie per il futuro del nostro paese». E ha aggiunto: «Abbiamo dinanzi a noi un percorso eccezionale, ma sono ottimista che con queste misure ce la faremo». Da notare è che nel comunicato pubblicato ieri il governo tedesco avverte che «ne va della stabilità della nostra moneta», l'euro.
«Questo programma vuole al tempo stesso risanare le finanze pubbliche e preparare la nostra economia al futuro - ha precisato la signora Merkel - Ecco perché abbiamo deciso di riservare entro il 2013 fino a 12 miliardi di euro in nuovi investimenti nella ricerca, nello sviluppo e nell'istruzione». L'opposizione socialdemocratica ha criticato l'impianto di una manovra «patetica e incompleta» che pesa solo sui meno abbienti e i disoccupati.