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Economia Politica economica

Liberalizzazioni e Stati Uniti d'Europa per evitare il peggio

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Questo articolo è stato pubblicato il 11 giugno 2010 alle ore 22:43.

SANTA MARGHERITA. Più Europa, meno stato nell'economia. Più meritocrazia, niente tasse sulle fusioni aziendali. Completare le liberalizzazioni, puntare sull'export per la crescita. Sono le ricette indicate a Santa Margherita Ligure, nel dibattito seguito alla presentazione delle ‘Tesi' dei Giovani imprenditori di Confindustria, in due tavole rotonde in cui si è discusso della responsabilità di una generazione sulle riforme e del tema caldissimo del federalismo, dopo che la manovra di correzione dei conti pubblici ne ha rimesso in discussione l'attuazione concreta.

A puntare su privatizzazioni e liberalizzazioni è Rodolfo De Benedetti, amministratore delegato di Cir che ha invitato la classe politica a prendere esempio dal neoeletto premier britannico David Cameron, che «senza prendersela con i predecessori ha detto: ‘siamo nella merda, rimbocchiamoci le maniche e stringiamo la cinghia'. Credo che un discorso del genere sia d'obbligo, ma da noi questi discorsi non si sentono». Invece, sostiene l'imprenditore, «alcune cose, si possono fare. Perché, per esempio, non si parla più di privatizzazioni e di liberalizzazioni?. C'è – secondo De Benedetti – un enorme patrimonio pubblico gestito malissimo. Ci sono risorse straordinarie che si possono liberare se avessimo il coraggio di riprendere le privatizzazioni e liberalizzare i servizi pubblici locali, superando anche il conflitto di interessi per chi opera e fa le regole».

Andrea Guerra, amministratore delegato di Luxottica mette al primo posto l'Europa: «Farei qualunque cosa pur di accelerare l'unione politica dell'Europa». Anche per superare il «significativo rischio di declino» che, secondo il vice ceo di Unicredit Group, Roberto Nicastro, in questa fase storica sta minacciando l'Unione. Un punto condiviso da Enrico Cisnetto, presidente di Società aperta, secondo il quale gli Stati Uniti d'Europa sono l'unico modo in cui può essere declinato il federalismo: «Verso l'alto».

Guerra però guarda anche in casa nostra e chiede, come misura concreta, l'immediata cancellazione di qualsiasi tassa sulle fusioni aziendali: «Per togliere qualsiasi alibi a chi non vuole crescere» per affrontare la competizione globale. De Benedetti guarda alla meritocrazia: «In Italia ce n'è troppo poca. Forse è una strada per superare alcune delle contraddizioni italiane: bisogna puntare sul merito più che sull'età». Così come ha citato il sistema giustizia: «Si fa fatica a spiegare all'estero che l'Italia è un paese affidabile, dove c'è certezza del diritto».

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Chicco Mentana, Giuseppe De Rita, Rodolfo De Benedetti e Andrea Guerra

Tags Correlati: Aldo Moro | Anna Finocchiaro | Camera dei deputati | Cir | Concorrenza | Confindustria | Enrico Cisnetto | Giulio Andreotti | Italia | Luxottica | Maurizio Gasparri | Pier Ferdinando Casini | Rodolfo De Benedetti | Senato | Unicredit Group

 

Per Nicastro, le condizioni dell'economia e dei conti pubblici italiani sono difficili, ma non peggiori di altri paesi. «L'Italia non è l'unico paese che deve abbattere un welfare di lusso». Ma questi nodi si possono affrontare se il paese è in grado di puntare allo sviluppo. Come? Per esempio «costruendo sull'export una visione di crescita: abbiamo l'1% della popolazione mondiale e il 3% dell'export. Su questo si può costruire una visione che punti sul made in Italy», guardando ai «500 milioni di nuovi consumatori benestanti».

Riforme «ineludibili», dunque, come ha sostenuto il vicepresidente di Confindustria per il federalismo e le autonomie, Antonio Costato, nella seconda tavola rotonda. «Perché se non le facciamo noi ce le imporranno i mercati o un'istituzione terza come è avvenuto con il limite dei 65 anni per le pensioni delle statali, o ce le imporrà la 'periferia', come è già avvenuto nella nostra storia secolare. Il rischio è che prevalga l'Italia che si vede nelle cartine dell'Economist, spaccata dalle circostanze» ha detto Costato, rivolto agli interlocutori politici, sul palco con lui, Pier Ferdinando Casini, Anna Finocchiaro, Maurizio Gasparri e i governatori del Piemonte, Roberto Cota, e del Lazio, Renata Polverini. Fatalmente il discorso è finito sui tagli della manovra che minacciano il federalismo. «Dodici miliardi dei 24 complessivi - ha detto la Polverini citando il Sole 24 Ore – sono tagli che incidono sulle regioni e riguardano spese per servizi ai cittadini. Ieri ho detto a Tremonti di non palizzarci a tal punto da dover privare i cittadini di servizi essenziali»

Tutti i parlamentari di Camera e Senato sanno benissimo quali riforme servono al paese, ha ricordato il direttore del Sole 24 Ore, Gianni Riotta. Ma perché la politica è incapace di decidere? La risposta la dà Giuseppe De Rita. «Quella di amministrare pensando più al consenso che allo sviluppo del paese è un'abitudine che viene da lontano» ha detto ricordando uno scambio di corrispondenza tra Aldo Moro e Giulio Andreotti, in cui quest'ultimo, in contrasto con il primo, sosteneva che «la politica deve rassomigliare alla società, non deve guidarla».

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