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Questo articolo è stato pubblicato il 17 giugno 2010 alle ore 10:55.
Le prospettive del mercato del lavoro nell'area euro sono «migliorate» dai minimi toccati nei mesi scorsi, ma la Banca centrale europea avverte che sono possibili «ulteriori, seppur moderati aumenti della disoccupazione nei mesi a venire». Ad aprile il tasso di disoccupazione medio dell'area ha segnato un nuovo massimo al 10,1 per cento, il livello più elevato dal 1998, rileva l'istituzione monetari nel suo ultimo bollettino mensile.
La Bce sottolinea che oltre al calo della domanda di lavoro da parte delle aziende, si rischia di assistere anche cali della stessa ricerca (offerta, in gergo tecnico) di lavoro da parte della popolazione attiva. Tanto che dall'inizio della crisi «la partecipazione ha registrato una chiara stagnazione». Secondo la Bce «è cruciale evitare una situazione in cui parte del calo della crescita dell'offerta di lavoro», ossia la ricerca di un impiego «diventi più duratura». Perché questo fattore rappresenta una componente «fondamentale» del potenziale di crescita di un sistema economico.
È necessario, raccomanda quindi la Bce, adattare i salari «alle condizioni di competitività e di disoccupazione». In tutti i paesi dell'area euro «per favorire una ripresa sostenibile sono di cruciale importanza riforme strutturali che rafforzino la crescita e l'occupazione. I paesi che presentano problemi di competitività, nonché squilibri interni ed esterni, devono intervenire con urgenza». A tal fine, spiega l'istituto di Francoforte, «le contrattazioni salariali dovrebbero consentire un opportuno aggiustamento dei salari alle condizioni di competitività e di disoccupazione».
La Bce invita inoltre i governi a procedere nelle riforme strutturali per garantire una ripresa della crescita e dell'occupazione. In questo senso, oltre ai salari, altrettanto essenziali sono le misure tese a incrementare la flessibilità dei prezzi e la competitività non di prezzo.