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Questo articolo è stato pubblicato il 17 giugno 2010 alle ore 12:29.
Una conflittualità sindacale in lieve calo e il trasferimento del disagio dei cittadini-utenti per lo stop di servizi diversi dal solito trasporto locale o nazionale. L'anno scorso sono state 1899 le proclamazioni di sciopero nei servizi pubblici essenziali (727 nei primi quattro mesi del 2010), un po' meno rispetto al 2007 e al 2008. Ma tra i diversi settori i picchi particolarmente elevati si sono registrati nell'igiene ambientale (154 proclamazioni nel 2009 e 63 nei primi quattro mesi del 2010) e dei servizi di pulizia (152 e 75).
«Si è trattato in molti casi di iniziative spontanee organizzate da comitati di lavoratori non sindacalizzati e che hanno recato gravi disagi ai cittadini» spiega Giovanni Pitruzzella, presidente della Commissione di garanzia dell'attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali.
In questo contesto la Commissione ha saputo mantenere saldo il suo ruolo di moral suasion con interventi preventivi su oltre un terzo degli scioperi ottenendone la revoca o il differimento «soprattutto grazie allo stile partecipativo e dialogante – spiega Pitruzzella – che abbiamo da sempre con le organizzazioni sindacali che nel 70% dei casi si sono adeguate alle nostre richieste». Dopo l'illustrazione dell'attività svolta nell'ultimo anno al presidente della Repubblica, oggi Pitruzzella esporrà la relazione annuale della commissione in una sede del Senato, alla presenza del presidente Renato Schifani e dei ministri Maurizio Sacconi e Ferruccio Fazio.
Presidente perché questo picco di scioperi nel settore dell'igiene ambientale e delle pulizie?
Le condizioni di lavoro in questo comparto si sono deteriorate per una pluralità di cause, la prima delle quali coincide con la crisi fiscale di molte amministrazioni locali, soprattutto del Mezzogiorno dove s'è concentrato oltre il 90% degli scioperi dell'anno scorso e dei primi mesi di quest'anno. Il modello organizzativo per la gestione dei servizi di raccolta rifiuti è lo stesso in tutto il paese ed è affidato o a società partecipate dalle amministrazioni o con appalti di servizio. Ma è al Sud che si sono registrate le situazioni di maggior criticità.
È un problema di mancanze di risorse?
Sicuramente c'è un problema di mancanza di risorse finanziarie di molte amministrazioni penalizzate dalla riduzione dei trasferimenti statali e regionali e che poi cumulano ritardi nei pagamenti molto ampi. Mentre sul fronte delle aziende forse si sono fatte in diversi casi scelte di incremento del personale che poi hanno portato a condizioni di incapacità di pagare con regolarità gli stipendi.