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Questo articolo è stato pubblicato il 17 giugno 2010 alle ore 18:30.
BRUXELLES. Durante la colazione con i capi di Stato e di Governo degli altri 26 Paesi Ue il premier italiano Silvio Berlusconi ha dovuto mettere sul tavolo più volte la minaccia di un veto italiano sulle decisioni del Consiglio Ue. Ma alla fine grazie anche all'aiuto di alcuni Paesi quali Francia, Belgio, Polonia e Finlandia è passata la linea italiana favorevole a considerare la "sostenibilita' complessiva" del debito.
Il nostro Paese in vista di un rafforzamento del patto di stabilità con la possibile adozioni di sanzioni per i Paesi divergenti aveva sollecitato l'adozione del concetto di debito aggregato al posto del debito pubblico tout court come previsto da Maastricht.
L'allargamento del concetto di debito porterà a calcolare anche il debito delle famiglie delle istituzioni finanziarie e dei sistemi pensionistici. Un concetto che favorisce Paesi come l'Italia che ha un debito pubblico giunto al 118% del Pil ma che ha un debito delle famiglie molto basso e una buona sostenibilità dei sistemi pensionistici. Berlusconi si è anche detto più che soddisfatto sulla necessità di coinvolgere il prossimo G 20 sull'introduzione o meno di un prelievo sulle banche per finanziare i costi della crisi.