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Questo articolo è stato pubblicato il 21 giugno 2010 alle ore 08:03.
A CURA DI
Andrea Curiat
Nuovi spazi per gli amministratori di immobili: una professione anticiclica, immune agli effetti della crisi, in grado di assorbire un numero crescente di lavoratori. Perché – spiegano le associazioni di categoria – le fabbriche possono anche chiudere, ma i condomini no. E in Italia ce ne sono sempre di più. Stando all'ultimo sondaggio condotto su un campione di 1.150 soci dall'Associazione nazionale amministratori condominiali e immobiliari (Anaci), l'amministratore medio è diplomato presso un istituto professionale (nel 52,6% dei casi) e gestisce 40 condomini.
«In Italia ci sono oltre 320mila amministratori di condominio – commenta Carlo Parodi, responsabile dell'ufficio studi nazionale Anaci – di cui 240mila circa seguono un solo stabile. Dal 2005 a oggi, il numero di professionisti è aumentato del 10% circa, e di spazi per crescere ce ne sono ancora. I condomini sono sempre di più, e il mercato del lavoro è in grado di assorbire chi si avvicina al mestiere. Sarebbe sufficiente sostituire i 240mila che amministrano un solo stabile con dei professionisti che lo facciano per lavoro».
Problematica la questione dei compensi, che oscillano tra i 50 e i 100 euro all'interno di goni condominio l'anno per unità abitativa a seconda del comune di attività. « Il problema – aggiunge Parodi – è la grande varianza nella retribuzione tra le varie province d'Italia, che dipende in primo luogo dai mercati immobiliari locali. A Torino, per esempio, l'onorario richiesto per un condominio semplice è di 50,3 euro: quasi la metà dei 99,3 euro riconosciuti a Padova e ben inferiore alla media nazionale di 75,7 euro. L'agenzia delle Entrate, però, si basa proprio sugli onorari medi di settore ai fini di controllo fiscale, il che può creare dei problemi agli amministratori che, in buona fede, dichiarano fatturati più bassi. Impossibile, peraltro, omogeneizzare i compensi, perché non esiste un ordine degli amministratori di immobili e ogni tariffario sarebbe contrario alla normativa antitrust».
A oggi, non esistono requisiti formali per diventare amministratore di condominio. Quasi tutte le associazioni di categoria, però, organizzano dei corsi di breve durata (da 3 a 6 mesi) che offrono una formazione di base spesso indispensabile: l'offerta è ampia e si arricchisce di nuove iniziative (si veda la scheda sotto). Le richieste dei clienti, d'altro canto, sono relativamente semplici: la caratteristica più importante degli amministratori deve essere l'immediatezza negli interventi di manutenzione (secondo il 29,9% del campione Anaci), l'economicità dei compensi (per il 25,8%) e l'alta reperibilità (per il 20,6%).