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Questo articolo è stato pubblicato il 21 giugno 2010 alle ore 10:46.
Si riapre la partita del piano Sud e del Fas (il fondo per le aree sottoutilizzate) e Raffaele Fitto l'ha cominciata con il piede giusto. Dopo la delega avuta da Silvio Berlusconi, il ministro per gli Affari regionali si è posto come primo obiettivo un'operazione trasparenza che dica finalmente dove sono finiti finora i soldi del Fas. Una fotografia di flussi giganteschi: 19 miliardi destinati alle regioni per il periodo 2000-2006 e 63 miliardi (poi ridotti a 52) per il totale nazionale+regionale 2007-2013.
Risorse che finora sono state spese (o programmate e non spese) in assenza di controlli, rendiconti e trasparenza. Giusto che lo Stato chieda conto, anche per capire se risorse destinate a investimenti strategici vanno a tappare buchi delle spese correnti.
Sia chiaro, Fitto mette in campo l'operazione per una sua ragione tattica: vuole dimostrare che le regioni hanno nei bilanci molte risorse ancora non spese del Fas 2000-2006. Se riuscirà a scovare questo tesoretto, potrà prendree ancora un po' di tempo e sottrarre la partita allo schema degli ultimi due anni: la duplice accusa (fondata) delle regioni al governo di aver rinviato la distribuzione dei 26 miliardi per i piani regionali e di aver utilizzato il Fas per i più svariati scopi di finanza pubblica che nulla hanno a che fare con il riequilibrio territoriale nord-sud per cui sono nati.
L'operazione trasparenza e l'eventuale tesoretto serviranno quindi a sparigliare nella partita del Fas. Poi, però, sarà inevitabile che il tema trasparenza porti con sé altre questioni che non potranno essere eluse. Anzitutto capire quanto sia rimasto in effetti dei 26 miliardi del Fas nazionale 2007-2013 gestito da Tremonti per far fronte a fondamentali capitoli anti-crisi (4 miliardi per gli ammortizzatori sociali), alle emergenze di ogni tipo (rifiuti in Campania e terremoto abruzzese), alle esigenze infrastrutturali soprattutto in sostituzione del fondo della legge obiettivo (12,3 miliardi distribuiti a rilento e con il contagocce) e alle più svariate e frammentarie esigenze di spesa (dal dissesto del comune di Palermo all'eliminazione dell'Ici, dal diritto allo studio alle frodi fiscali, dalla fondazione Rimed all'istituto per lo sviluppo agroalimentare).